Passi concreti verso un futuro incerto

La terza guerra mondiale ha rapidamente guadagnato slancio nelle ultime settimane e mesi – e ha così portato il Medio Oriente di nuovo sotto i riflettori globali come uno dei centri di questa guerra. La guerra in Palestina, lo scambio militare diretto tra Israele e Iran e le gravi turbolenze in Turchia e nel Kurdistan settentrionale in seguito alle elezioni locali sono solo alcuni dei dolorosi sintomi che indicano una tendenza fondamentale nella regione. La riorganizzazione del Medio Oriente, in corso da oltre 30 anni, si trova in una fase estremamente critica in cui i vari attori stanno cercando di creare una nuova realtà. Non sono solo le potenze globali come gli Stati Uniti, l’Unione europea e la Cina o le potenze regionali come la Turchia e l’Iran a influenzare questo processo. Anche i popoli del Medio Oriente e le forze sociali che essi sostengono, soprattutto i curdi e il Movimento di Liberazione del Kurdistan riuniti attorno al PKK, stanno esercitando una forte influenza sul rimodellamento della regione. Dato il ritmo degli sviluppi attuali, sembra opportuno concentrarsi sugli eventi strategici e sulle tendenze delle ultime settimane e mesi: l’insistenza a spingere attraverso l’IMEC (corridoio economico India-Medio Oriente-Europa), la crisi multiforme dello Stato turco di fronte alla sconfitta elettorale del governo fascista AKP-MHP nelle elezioni locali, e l’aumento del ritmo con cui il Movimento di Liberazione del Kurdistan ha recentemente promosso la fine della colonizzazione del Kurdistan e la democratizzazione del Medio Oriente. Questi sono sviluppi chiave che mostrano l’enorme importanza dell’anno in corso per il rimodellamento del Kurdistan, del Medio Oriente e, infine, dell’intero ordine globale.

L’IMEC e la “corridorizzazione del mondo”

Il 15 settembre 2020, i rappresentanti di Israele, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Bahrein hanno firmato i cosiddetti “Accordi di Abramo” a Washington, in base ai quali i due stati arabi hanno accettato di riconoscere Israele e stabilire relazioni diplomatiche. Da allora, gli Stati Uniti hanno intensificato i loro sforzi per dare forma concreta alla riorganizzazione del Medio Oriente. A margine del vertice del G20 di Nuova Delhi nel settembre 2023, è stato compiuto un altro passo importante in questa direzione: i capi di Stato e di governo degli Stati Uniti, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Italia, Germania, Francia e l’UE come associazione di Stati hanno annunciato l’inizio dell’istituzione dell’IMEC. L’obiettivo è collegare l’Eurasia orientale e occidentale – ad es. l’India e l’Europa – attraverso il Medio Oriente sotto forma di una nuova rete di trasporti, gasdotti, elettricità e reti via cavo. Questo accordo così geo-strategicamente importante è uno dei fattori trainanti dell’escalation dei conflitti osservati in Medio Oriente dall’autunno del 2023.

L’IMEC è uno di una lunga lista di progetti di corridoi con cui le principali potenze della modernità capitalista vogliono rimodellare il mondo a loro favore. La Cina sta perseguendo un progetto molto ambizioso dal 2013 con la Belt and Road Initiative (BRI, nota anche come Nuova Via della Seta), che comprende 150 paesi lungo cinque corridoi terrestri e un corridoio marittimo. Alla fine del 2021, L’UE ha annunciato investimenti di 300 miliardi di euro in progetti infrastrutturali in tutto il mondo sotto forma del Global Gateway Initiative, che è stato dai più visto come un controprogetto alla BRI. Un altro progetto è il Corridoio Internazionale per i Trasporti Nord-Sud (INSTC, dall’India alla Russia attraverso l’Iran e l’Azerbaigian), che si basa su una decisione presa da India, Russia e Iran nel 2002. Come dimostra la decisione dell’India nel maggio di quest’anno di investire pesantemente nel porto iraniano di Chabahar, i lavori su questo corridoio stanno continuando. Con l’IMEC, è stato presentato al pubblico globale un altro progetto di corridoio sotto la guida degli Stati Uniti. L’elenco di tutti questi accordi, la cui attuazione è in ultima analisi una questione di equilibrio di potere tra le varie potenze concorrenti, è molto più lungo. Il fatto che tutte le principali potenze della modernità capitalista, comprese numerose potenze regionali, stiano lavorando alla realizzazione di tali progetti ha già spinto Dr. N. Janardhan, membro di un think tank indiano, a parlare di una “corridorizzazione del mondo” (1).

Negli ultimi mesi, l’opposizione della Turchia all’IMEC ha svolto un ruolo decisivo nel far precipitare il Medio Oriente in un’ancor più grave escalation di guerra. Nel novembre dello scorso anno, Duran Kalkan, membro del Consiglio esecutivo del PKK, ha sottolineato il coinvolgimento della Turchia nell’attacco di Hamas contro Israele: “In modo simile, [Erdoğan] ha convinto Hamas ad attaccare Israele e quindi ha innescato una guerra. Lo Stato turco sta facendo questo per rendere la regione non sicura e per assicurarsi che il corridoio di approvvigionamento energetico passi attraverso la Turchia.” (2) Purtroppo, questa analisi ha ricevuto troppo poca attenzione nei media internazionali e tra le forze democratiche. Senza riconoscere la Turchia come forza trainante delle forze islamiste come Hamas in Palestina, Hezbollah in Libano o lo Stato islamico in Siria e Iraq, è impossibile comprendere la sempre più crescente spirale di violenza in Medio Oriente. Anche un breve sguardo alle relazioni Turchia-Hamas la dice lunga (3): la Turchia non riconosce Hamas come un gruppo terroristico. Al contrario, Erdoğan ha più volte definito l’organizzazione un “gruppo di resistenza”. Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas, è in Turchia dal 2012 su invito di Erdoğan e ha anche ricevuto un passaporto turco. Hamas ha diversi conti nelle banche turche e si dice che abbia ricevuto fino a 300 milioni di euro all’anno dalla Turchia. Dal 7 ottobre dello scorso anno, il leader di Hamas Haniyeh ha incontrato più volte Erdoğan e il ministro degli Esteri turco, l’ultima nel 20 aprile di quest’anno. L’ultimo incontro ha spinto il ministro degli Esteri israeliano Katz a esprimere chiare critiche alla fine di maggio: “Colui che dovrebbe essere accusato di genocidio è il dittatore Erdoğan, che assassina i suoi cittadini curdi, occupa la parte settentrionale di Cipro e commette crimini contro l’umanità” (4) È quindi molto ragionevole supporre che lo Stato turco abbia un’influenza diretta sulla leadership di Hamas. Erdoğan, al suo ritorno dal vertice del G20 dello scorso settembre, aveva reagito con molta rabbia all’annuncio dell’IMEC: “Non ci sarà corridoio senza la Turchia. Il percorso più adatto per il collegamento Est-Ovest attraversa la Turchia.” (5) Questa sfacciata minaccia è stato il segnale di partenza per l’intervento turco contro l’IMEC. Questo intervento continua ancora oggi, e non solo sotto forma di sostegno finanziario, politico, logistico (6), e molto probabilmente anche militare, ad Hamas da parte della Turchia. Anche la visita di Erdoğan in Iraq il 22 aprile di quest’anno è avvenuta in questo contesto. Al primo posto dell’agenda turca c’era il cosidetto “Piano di sviluppo”. Si tratta di un altro progetto di corridoio costituito da una rete di ferrovie, strade e gasdotti per collegare il Golfo Persico con l’Europa attraverso l’Iraq e la Turchia. La Turchia sta pertanto lavorando apertamente a un’alternativa regionale all’IMEC. La copresidente del KCK Besê Hozat ha recentemente descritto questo progetto come una “trappola per l’Iraq” con cui la Turchia sta nascondendo la sua “politica neo-ottomana, espansionista e di occupazione” (7).

Anche dopo la prevedibile espulsione di Hamas da Gaza, la Turchia cercherà di destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente e quindi impedire la realizzazione dell’IMEC. Con l’aiuto di Hezbollah, per esempio, potrebbe tentare di destabilizzare il Libano, nelle immediate vicinanze della città portuale di Haifa che è un hub IMEC indispensabile. Lo stesso vale per la vicina regione di Aleppo, nel nord della Siria, che la Turchia potrebbe nuovamente gettare nel caos attraverso le milizie islamiste che controlla a Idlib, Efrîn e Cerablûs. E anche in Iraq la Turchia ha ampie opportunità di fomentare conflitti attraverso decine di migliaia di suoi soldati, il partito del Kurdistan meridionale PDK e le milizie turkmene nella zona di Kirkuk.

Tuttavia, le potenze coinvolte nell’IMEC perseverano con tutte le loro forze per portare avanti il progetto. Ciò è evidente nella brutalità della guerra israeliana a Gaza. Anche se il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha recentemente dovuto ammettere che gli sviluppi nella regione sono stati “fonte di preoccupazione per noi e il tipo di aspettative che avevamo quando l’accordo è stato firmato a settembre, abbiamo dovuto aggiustarle un po’” (8)L’India rimane impegnata nell’implementazione dell’IMEC: “Siamo serissimi riguardo [all’IMEC] e abbiamo parlato tra di noi. Non serve che tutto sia al posto giusto per iniziare a fare qualcosa. Ovunque possiamo muoverci, ci muoveremo,” (9) ha detto il ministro degli Esteri indiano nel mese di maggio. Di conseguenza, sembra che negli ambienti IMEC sia stata presa la decisione di iniziare i primi passi pratici verso l’attuazione dell’opera nella regione del Golfo, mentre i lavori intorno al porto di Haifa restano difficili per il momento. Si inserisce in questo quadro anche la visita da parte dei rappresentanti dei ministeri indiani del trasporto marittimo e del commercio negli Emirati Arabi Uniti nel maggio 2024, durante la quale sono stati visitati i porti di Kandla, Khalifa e Jebel Ali. (10) Un altro importante sviluppo è la nomina a febbraio di Gérard Mestrallet da parte dell’ex presidente francese Macron come inviato speciale IMEC della Francia. Mestrallet ha recentemente sostenuto Marsiglia come “accesso europeo del futuro corridoio” e ha chiesto di “non aspettare la fine della guerra [a Gaza] per lavorare sull’attuazione del progetto”. (11)

La Turchia dopo le elezioni: uno sguardo (troppo) cauto allo specchio

La destabilizzazione del Medio Oriente da parte dello Stato turco non è iniziata come reazione all’IMEC. Sulla base della strategia neo-ottomana Misak-ı Milli (i.e. ‘Patto Nazionale’, che mira all’annessione turca della Siria settentrionale e dell’Iraq settentrionale, tra gli altri), la Turchia ha brutalmente perseguito l’egemonia economica, politica e militare nella regione fin dall’inizio della cosiddetta “primavera araba” nel 2011. Ciò include, in particolare, la brutale guerra contro i curdi e la loro auto-organizzazione nel Kurdistan settentrionale (Turchia), Rojava (Siria) e Kurdistan meridionale (Iraq). Dal giugno 2015, cioè da nove anni, Lo Stato turco ha mobilitato tutte le sue risorse per questa guerra. Secondo i dati ufficiali, la Turchia ha speso più di 191 miliardi di dollari in armamenti e per le sue forze armate durante questo periodo. Solo tra il 2023 e il 2024, la spesa militare turca è stata aumentata del 150% (12). Tuttavia, si può presumere che le spese effettive per l’intelligence, la polizia, i militari, gli armamenti, ecc. siano significativamente più elevate.

Dopo nove anni di guerra, lo stato turco e il suo governo AKP-MHP si trovano ora di fronte ad una situazione di caos sociale, politico, economico e militare. Anche secondo fonti ufficiali del governo, circa un terzo della popolazione vive in povertà (13). La crisi si è mostrata in modo particolare con la sconfitta dell’AKP nelle elezioni locali del 31 marzo 2024. Il grande exploit del CHP (Cumhuriyet Halk Partisi) e la rivolta popolare di centinaia di migliaia di sostenitori del DEM (Halkların Eşitlik ve Demokrasi Partisi) nella città di Wan nel Kurdistan settentrionale in difesa dei risultati elettorali hanno messo una forte pressione su Erdoğan ed il suo governo. Da allora, tre filoni hanno dominato la politica del paese:

All’interno del campo del governo AKP-MHP si stanno svolgendo lotte di potere aperte sotto forma di schermaglie legali, mentre Erdoğan sta cercando di calmare il partito di opposizione CHP facendo concessioni. Ad esempio, il giorno in cui è stato annunciato il verdetto contro i principali politici HDP, sono stati rilasciati dal carcere sette generali che possono essere ideologicamente associati al CHP. Inoltre, Erdoğan ha incontrato il nuovo leader del CHP Özel il 3 maggio, assicurando una pomposa copertura mediatica e la prospettiva di ulteriori incontri. L’obiettivo di Erdoğan è convincere il CHP all’adozione di una nuova costituzione e in tal modo assicurare il sostegno dell’opposizione al proprio regime. Allo stesso tempo, si sta preparando per un eventuale fallimento e ha recentemente emesso un decreto con cui si concede il diritto esclusivo di ordinare una mobilitazione generale e dichiarare guerra. Questa decisione è importante anche in termini di politica estera, poiché il governo AKP-MHP continua a minacciare apertamente nuovi attacchi di terra in Rojava/Siria settentrionale e Kurdistan meridionale/Iraq settentrionale.

Il CHP si è finora opposto pubblicamente a una nuova costituzione, ma allo stesso tempo sta cercando di avviare un proprio dibattito sulla politica dell’AKP-MHP sotto lo slogan della “normalizzazione”. In tal modo, il partito sembra mirare a spingere Erdoğan in un angolo per costringerlo a fare concessioni politiche per i sostenitori del CHP, ma senza portare cambiamenti fondamentali nella politica statale turca. Il CHP critica apertamente lo stato miserabile dell’economia del paese, la povertà e la fame della popolazione, ad esempio durante una serie di proteste a Istanbul e Ankara nel mese di maggio, dove decine di migliaia di persone sono scese in piazza. Ma il motivo più importante della crisi economica – la guerra contro i curdi – finora non è mai stato menzionato dal CHP.

È proprio questo grave errore del CHP che ha spinto la co-presidente del KCK Besê Hozat a rilasciare il seguente avvertimento in un’intervista alla fine di maggio: “Se guardiamo al lavoro del CHP dopo le elezioni locali, possiamo descriverlo come molto mediocre. Da allora, ha perso quasi tutto il suo potenziale di opposizione e critica al governo. […] Attualmente si parla di ‘normalizzazione’. Ma cosa significa una normalizzazione in Turchia? Significa la fine del sistema di tortura e isolamento a İmralı [riferimento alla detenzione di Abdullah Öcalan]. Significa garantire la salute, la sicurezza e la libertà di Rêber Apo [Abdullah Öcalan]. E significa risolvere la questione curda su una base democratica. Se tutto questo dovesse verificarsi, la giustizia, la democrazia e la libertà prevarranno in Turchia. Normalizzazione non significa il rilascio di sette generali. Normalizzazione non significa avere colloqui con l’opposizione. Né significa il rilascio di alcuni prigionieri di Gezi [riferimento alle proteste di Istambul del 2013. NdT].” (14) Il terzo elemento dell’attuale panorama politico della Turchia è rappresentato dal partito DEM e persegue una politica simile a quella descritta da Besê Hozat. Praticamente ogni giorno in parlamento e alle manifestazioni di protesta, i rappresentanti del partito chiedono la fine dell’isolamento totale di Abdullah Öcalan, la fine della repressione statale contro i politici e gli attivisti curdi, la fine della guerra in Turchia, Iraq e Siria contro la popolazione curda e una vera “normalizzazione” attraverso misure pratiche per risolvere la questione curda. I due copresidenti del partito DEM Tuncer Bakırhan e Tülay Hatimoğulları hanno anche incontrato il leader del CHP Özgür Özel all’inizio di maggio per discutere di questi temi.

Anche questo breve sguardo alle attuali dinamiche politiche del paese mostra che dopo le elezioni locali esiste un’opportunità di cambiamento democratico in Turchia. Tuttavia, è chiaro che questo non può accadere con l’attuale governo AKP-MHP. Erdoğan, Bahceli e molti quadri della burocrazia statale hanno commesso numerosi crimini di guerra e contro i diritti umani negli ultimi 22 anni di governo. Tutti devono essere sottoposti quanto prima al Tribunale penale internazionale dell’Aia, come Netanyahu o la leadership di Hamas. L’opposizione parlamentare ed extra-parlamentare nel paese ha quindi bisogno di cogliere l’opportunità, aumentare la pressione sul governo e spianare la strada per una vera “normalizzazione” in Turchia forzando nuove elezioni.

Le grandi sfide della lotta curda per la libertà nel 2024

La lotta del popolo curdo per la libertà non si limita al lavoro parlamentare con l’aiuto di partiti come il partito DEM. Nel corso degli ultimi 50 anni, si è sviluppato un ampio movimento sociale che porta avanti una resistenza molto diversificata in linea con la propria forza organizzativa e la relativa fase politica. Attualmente, il ritmo di questa lotta è particolarmente intenso, con nuove iniziative diplomatiche, politiche e militari lanciate ogni giorno. La campagna globale “Libertà per Abdullah Öcalan – Una soluzione politica alla questione curda”, in corso dall’ottobre dello scorso anno, continua a esercitare pressioni sulle istituzioni come il Ministero della giustizia turco, il Consiglio d’Europa e il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT). L’ampio sostegno internazionale da parte di gruppi solidali con la causa, i messaggi pubblici di figure di spicco come Slavoj Žižek e la protesta di oltre 100.000 persone a Colonia nel mese di febbraio e a Francoforte sul Meno nel marzo 2024 sono tutti elementi importanti di questa campagna. La pressione diplomatica esercitata sull’Unione europea e sulla Turchia continua affinché esse riconoscano la propria responsabilità per il totale isolamento di Abdullah Ocalan e pongano immediatamente fine a tale situazione. Questa richiesta è stata recentemente ribadita in vari modi: decine di figure di spicco di Regno Unito, Irlanda, Italia e Stati Uniti – tra cui Noam Chomsky e Jeremy Corbyn – hanno inviato una lettera aperta al Presidente del CPT Alan Mitchell chiedendo che una delegazione sia inviata immediatamente nell’isola carceraria turca di İmralı; i deputati del partito DEM Cengiz Çiçek e Newroz Uysal hanno chiesto l’istituzione di una commissione speciale nel parlamento turco per fare chiarezza sulla situazione nell’isola carceraria di İmralı; in una lettera aperta, decine di organizzazioni italiane, politici, avvocati, ecc. ha invitato il CPT ad inviare una delegazione a İmralı e a garantire il contatto di Ocalan con i suoi avvocati e la sua famiglia; 81 organizzazioni e molti individui dalla Spagna si sono uniti a queste richieste in un’altra lettera aperta al CPT; i portavoce della commissione giuridica del partito DEM hanno chiesto al ministero turco della Giustizia il permesso di visitare Abdullah Öcalan; come parte di una campagna di lettere organizzata dal movimento delle donne curde TJK-E, oltre un migliaio di persone hanno inviato lettere al CPT chiedendo un’azione efficace immediata contro l’isolamento di Abdullah Öcalan; all’inizio di giugno, anche 93 personaggi pubblici e politici dalla Germania hanno inviato una lettera al CPT chiedendo che un team di esperti sia inviato a İmralı per acclarare la situazione di Abdullah Öcalan.

Il fatto che lo Stato turco, con il sostegno dell’UE, del Regno Unito e degli Stati Uniti, continui a insistere con la sua politica di isolamento è stato un’altra volta dimostrato alla fine di maggio da una decisione della Corte di Bursa responsabile di İmralı: un ulteriore divieto di sei mesi di visite per gli avvocati di Abdullah Öcalan. Tuttavia, tali decisioni non fanno che aumentare la rabbia dei curdi e dei loro sostenitori internazionali, motivo per cui in futuro continueranno a difendere con sempre maggior determinazione la libertà di Abdullah Ocalan.

Dal punto di vista politico, la popolazione curda è attualmente molto attiva, in particolare nel Kurdistan settentrionale (Turchia orientale). Dal 4 aprile 2024, migliaia di membri del PKK e del PAJK detenuti nelle carceri turche hanno rinnovato la loro protesta contro il totale isolamento di Abdullah Öcalan, iniziata lo scorso anno con uno sciopero della fame, che ora continua nella forma di uno sciopero delle telefonate, di assistere personalmente ai procedimenti giudiziari e delle visite familiari. Hanno quindi deciso di vivere in condizioni di isolamento paragonabili a quelle di Abdullah Öcalan. Ciò è accompagnato da proteste settimanali di fronte alle prigioni in Turchia e nel Kurdistan settentrionale. Sotto lo slogan “Alza la tua voce per la libertà”, le madri e i padri dei prigionieri si riuniscono a centinaia in città come Amed, Êlih (Batman), Mersin, Adana, Izmir e Istanbul, sfidando così massicci tentativi di intimidazione e repressione da parte dello Stato. In un’elezione suppletiva nella città del distretto curdo di Curnê Reş (tr.: Hilvan), i due candidati del partito DEM hanno ottenuto una vittoria schiacciante all’inizio di giugno. Ciò ha confermato la tendenza delle elezioni locali del 31 marzo 2024. Nonostante gli enormi debiti accumulati dai fiduciari dell’AKP, rifiuto di lavorare da parte dei dipendenti dell’amministrazione comunale dell’AKP e la quotidiana repressione della polizia, le oltre 70 amministrazioni comunali del partito DEM stanno lavorando duramente dall’inizio di aprile per apportare miglioramenti pratici alla vita delle persone. Nel complesso, dopo le elezioni locali, si può osservare come la popolazione del Kurdistan settentrionale esprima la propria rabbia spontaneamente e con molto coraggio. Oltre a questo, ci sono anche proteste a lungo termine, come la manifestazione delle “Madri del sabato” che si tiene ogni sabato a Istanbul, che danno un importante contributo alla lotta politica della popolazione curda in Turchia con la loro richiesta di una rivalutazione delle migliaia di omicidi condotti dallo Stato turco nel 1990. Alla fine di maggio, la millesima settimana delle proteste delle “Madri del sabato” è stata celebrata con un grande raduno in via Istiklal a Istanbul, il quale è stato anche ampiamente riportato sui media internazionali.

A causa della colonizzazione in corso e della politica di genocidio contro i curdi dello Stato turco e dei suoi alleati della NATO, la resistenza militare rimane ancora lo strumento principale. Anche in questo settore si sono registrati recentemente importanti sviluppi. In considerazione della minaccia di Erdoğan di espandere l’operazione di occupazione turca nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), che è in corso dal 2021, la resistenza delle forze di guerriglia HPG e YJA-Star continua con grande intensità. Dopo che le HPG hanno annunciato l’abbattimento di quindici droni turchi in primavera, la sedicesima di queste macchine da guerra da milioni di dollari è stata abbattuta dai guerriglieri il 27 maggio 2024. Le forze di guerriglia hanno così dimostrato che sul lungo periodo saranno in grado di distruggere i droni dell’esercito turco, uno dei pilastri centrali dello stile di guerra turco. E non è tutto: come dimostrano i recenti attacchi nella regione curda meridionale di Zap a diverse postazioni militari turche, i guerriglieri ora hanno anche droni kamikaze a loro disposizione (15). Ciò consente loro di attaccare da lontano le basi turche nella regione in modo ancora più efficace e frequente. Eppure, continuano gli attacchi dello Stato turco alle zone di difesa di Medya, aree controllate dai guerriglieri nel Kurdistan meridionale. Il bilancio delle HPG per il maggio di quest’anno mostra quanto siano pesanti i combattimenti quotidiani nella regione: 43 soldati turchi sono stati uccisi e 4 feriti in 82 attacchi delle HPG e delle YJA-Star contro le forze di occupazione turche. Oltre a un drone Aksungur abbattuto – il modello più costoso della serie di droni turchi – un elicottero turco è stato anche danneggiato dal fuoco della guerriglia. Secondo le HPG, l’esercito di occupazione turco ha effettuato 245 attacchi aerei, 43 attacchi con elicotteri, 61 attacchi con droni kamikaze, 37 attacchi con esplosivi proibiti e 286 attacchi con armi chimiche (16). Particolarmente degno di nota è il fatto che, nelle ultime settimane, l’esercito turco abbia nuovamente aumentato in modo massiccio l’uso di armi chimiche nei sistemi di gallerie e grotte dei guerriglieri. Murat Karayılan, comandante delle HPG e membro del Consiglio esecutivo del PKK, ha quindi dichiarato in una recente intervista: “Questa resistenza è qualcosa di completamente nuovo nella storia dell’umanità. Un grande esercito equipaggiato con la più recente tecnologia militare è stato fermato e la resistenza contro di esso continuerà. Questa non è una cosa da tutti i giorni. Sì, al momento non stiamo riuscendo a comunicare adeguatamente questa resistenza all’opinione pubblica mondiale. In merito a questo, ci sono due aspetti da valorizzare: il primo è che per tre anni [la guerriglia] ha perseguito una dottrina militare che è stata in grado di fermare il secondo più grande esercito della NATO. Questo è l’aspetto più notevole. Il secondo è che qui vengono usate armi proibite. Armi chimiche, armi nucleari tattiche e vari altri tipi di armi. […] Il nostro popolo in Kurdistan o in Europa sente che una guerra infuria qui 24 ore su 24? No, non se ne accorge.”(17) Nelle ultime settimane, la resistenza militare contro la politica di genocidio dello Stato turco si è intensificata anche in numerose città della Turchia e del Kurdistan settentrionale. A maggio, organizzazioni come l’HBDH (“Movimento Rivoluzionario dei Popoli Uniti”), Jinên Tolhildêr (“Donne Vendicatrici”) e MAK (“Milizie per la Libertà del Kurdistan”) hanno effettuato un totale di 23 attacchi in oltre dieci diverse città e regioni in Turchia e nel Kurdistan settentrionale. Tra gli altri, numerose fabbriche di proprietari fascisti, spacciatori di droga e basi militari sono state attaccate e un sottufficiale turco è stato ucciso. Ciò dimostra chiaramente che la resistenza militare nel Kurdistan settentrionale e in Turchia si sta sempre più spostando verso le città, il che equivale a un significativo allontanamento dalle strategie di guerriglia tradizionali.

Dare forma al futuro

La lotta dei curdi per la libertà dimostra giorno dopo giorno quanta influenza le società possano avere sugli sviluppi della loro patria e del mondo. Tutto quello che devono fare è diventare consapevoli della loro forza, concepire sé stessi come attori e rafforzare la propria auto-organizzazione di conseguenza. Sostenere le lotte per la libertà esistenti insieme allo sviluppo della resistenza nei centri capitalisti del mondo è di grande importanza. Perché le guerre, lo sfruttamento e la distruzione ecologica delle potenze egemoniche della modernità capitalista non conoscono pause o limiti. L’intensità e la determinazione con cui tutte le persone moralmente pensanti e politicamente attive si batteranno per la libertà, la democrazia e l’uguaglianza quest’anno saranno altrettanto alte. Le crisi e le contraddizioni della modernità capitalista di cui sopra mostrano che il tempo è più che favorevole per questo. Non c’è dubbio che l’esempio del Kurdistan continuerà a fornire ispirazione alle lotte per la libertà dei popoli del mondo nel prossimo futuro.

Fonti:

(1) https://www.youtube.com/watch?v=81O_Reg-Rio
(2) https://anfdeutsch.com/aktuelles/kalkan-Erdo%C4%9Fan-steht-hinter-dem-hamas-angriff-auf-israel-39655
(3) https://www.dw.com/de/Erdo%C4%9Fan-hanija-hamas-t%C3%BCrkei-beziehungen/a-68883427
(4) https://in-cyprus.philenews.com/international/israeli-fm-hits-back-at-erdogans-genocide-accusation-with-cyprus-reference/
(5) https://www.aa.com.tr/tr/gundem/cumhurbaskani-Erdo%C4%9Fan-hindistan-orta-dogu-avrupa-ekonomi-koridoru-turkiyesiz-olmaz/2989082
(6) https://www.reuters.com/world/middle-east/erdogan-defends-hamas-says-members-are-being-treated-turkish-hospitals-2024-05-13/
(7) https://medyanews.net/kcks-bese-hozat-calls-on-the-people-of-iraqi-kurdistan-to-rise-up-against-turkish-occupation/
(8) https://www.msn.com/en-in/news/other/matter-of-concern-eam-jaishankar-on-delay-in-imec-implementation-in-view-of-situation-in-west-asia/ar-BB1mePQj
(9) https://www.business-standard.com/economy/news/dead-serious-about-imec-focussed-on-re-engineering-logistics-map-eam-124051701168_1.html
(10) https://www.moneycontrol.com/news/business/indian-delegation-holds-talks-with-key-entities-in-uae-on-imeec-12725978.html
(11) https://www.actu-transport-logistique.fr/journal-de-la-marine-marchande/logistique/gerard-mestrallet-representant-de-limec-pour-la-france-le-port-de-marseille-doit-etre-la-tete-de-pont-europeenne-du-futur-corridor-905673.php
(12) https://www.reuters.com/world/middle-east/turkey-allocate-150-more-defense-budget-2024-minister-2023-10-17/
(13) https://www.euronews.com/2023/08/08/economic-mismanagement-and-rising-prices-just-how-bad-is-poverty-in-turkey
(14) https://firatnews.com/kurdistan/-198407
(15) https://firatnews.com/kurdistan/Ozel-teknikle-yapilan-eylemin-goruntusu-yayinlandi-198917
(16) https://firatnews.com/kurdistan/hpg-den-mayis-ayi-bilancosu-43-isgalci-cezalandirildi-1-sIha-dusuruldu-198911
(17) https://firatnews.com/guncel/karayilan-dusman-gerekli-yaniti-alir-198672