Le radici paradigmatiche dell’appello di Öcalan per “la pace e la società democratica”

Contesto politico della chiamata di Ocalan

Non è frequente al giorno d’oggi che un movimento socialista di popolo appaia sulle pagine dei media mondiali. Il 27 febbraio, Abdullah Ocalan, il leader del movimento di liberazione curdo, ha condiviso una lettera di due pagine con il popolo e con il mondo intero che ha sicuramente fatto notizia su tutti i principali media del mondo.

Ma ancora più importante è il fatto che questa chiamata ha la possibilità di influenzare la politica in Medio Oriente e il mondo in una tanto attesa direzione positiva.

La breve ma importante lettera conteneva numerose questioni centrali, che sono state intensamente dibattute nelle ultime settimane. Tra queste c’è la dissoluzione di uno degli ultimi partiti socialisti sopravvissuti all’era della Guerra Fredda, il PKK, e la sua deposizione delle armi.

Approfondiremo il contesto politico che ha portato a questa dichiarazione per comprenderla, e guarderemo ai Manifesti per una Civiltà Democratica scritti da Ocalan dalla sua cella nell’isola-prigione di Imrali, per trovare le basi ideologiche di questa proposta.

L’attuale situazione politica in Medio-Oriente

L’affermazione che dice “stiamo attualmente vivendo nell’era della Terza Guerra Mondiale”, non è affatto contraddittoria se si considerano la portata e la velocità degli eventi in Medio Oriente, con il crollo del regime di al-Assad, l’ascesa di Trump e le sue nuove politiche aggressive, i sollevamenti in Turchia contro l’arresto del leader del CHP, Imamoglu, e la continuata guerra genocida di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza.

Il mondo intero è scosso da questi eventi e un importante sviluppo è l’emergere del ruolo egemonico di Israele in Medio Oriente, che agisce come il forte braccio degli Stati Uniti in questa regione.

La Turchia è in agitazione perché il suo ruolo in Medio Oriente e nel palcoscenico globale sta venendo questionato. Durante la Prima Guerra Mondiale, l’Impero Ottomano si disintegra e alla Turchia viene dato il ruolo temporaneo di guardiano dell’Occidente in Medio Oriente poiché poteva giocare un ruolo nel controllo del popolo curdo. Prima attraverso disposizioni politiche fatte nella creazione della Repubblica di Turchia e poi attraverso una guerra genocida contro il popolo curdo che dura ormai da cento anni.

Quando lo stato sionista di Israele è stato fondato, non era ancora del tutto in grado di portare avanti gli interessi degli stati egemonici occidentale, ma da allora sono successe molte cose.

Gli stati arabi hanno accettato l’esistenza di Israele, e hanno persino sviluppato accordi commerciali con Israele, voltando di fatto le spalle al popolo palestinese. I tentacoli dell’Iran, prima Hamas e poi Hezbollah, e più recentemente il governo siriano di al-Assad, sono stati eliminati o gravemente indeboliti, lasciando campo aperto per l’anti-iraniani e occidentali alle porte della Repubblica Islamica.

La guerra in Ucraina ha reso impossibile l’attuazione del nuovo megaprogetto cinese della Via della Seta come previsto e, di fatto, ha creato una barriera di guerra e instabilità in Ucraina che ha sabotato questi piani e ha permesso agli Stati Uniti e ai leader della modernità capitalista di riprendere i loro piani per il Medio Oriente, che erano stati interrotti principalmente dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917.


Le opportunità della Terza Guerra Mondiale – l’emergere di un confederalismo democratico in Medio Oriente

Se la guerra in Ucraina è stato un piano ideato dalla modernità capitalista, guidato dalla NATO, per sabotare le rotte commerciali della Cina, la distruzione di Gaza e l’asse Iraniano di potere sulle coste del Mediterraneo erano parte del piano di rendere sicure i commerci e le tratte energetiche degli USA, di Israele e dei suoi alleati occidentali, la resistenza della guerriglia nelle montagne di Zagros contro lo stato turco è stata anch’essa parte delle dinamiche della situazione.

Lo stato turco era molto motivato a sviluppare un percorso alternativo dal sud dell’Iraq, attraverso le montagne del nord, che portasse in Turchia, collegando così le ricchezze della penisola arabica con i mercati europei.

Questo avrebbe posto la Turchia in una posizione di potere, controllando le rotte e rendendole importanti per gli Stati egemonici occidentali. La resistenza della guerriglia, che è durata per 8 anni di guerra ininterrotta, ha dimostrato come un popolo senza Stato possa cambiare il corso della politica globale.

La modernità capitalista non ha soluzioni per i popoli del Medio Oriente. Dopo la Prima guerra mondiale, ha provato a creare Stati-nazione come la Siria e l’Iraq, allora sotto il potere della Francia e della Gran Bretagna. Questi Stati artificiali sono sfuggiti al controllo e alle mani dell’Occidente. L’attacco all’Iraq del 2003 è stato un tentativo di riprendere il controllo, questa volta sotto la guida degli Stati Uniti e dei loro alleati, e Saddam è stato giustiziato. Oggi stanno cercando di completare questo progetto rimuovendo al-Assad. Ma ancora una volta, l’unica soluzione che possono offrire è un nuovo tipo di Stato, questa volta sotto il giogo di un governo jihadista guidato dall’HTS. I popoli del Medio Oriente sono abbastanza saggi da vedere il disastro imminente che questo porterà, e il massacro degli alawiti è solo un segno di ciò che accadrà sotto un tale regime.

L’alternativa in senso molto concreto è offerta dalla rivoluzione nella DAANES, nota anche come Rojava. Ha già dimostrato, unendo curdi, arabi, armeni e siriaci in un unico sistema, che la modernità capitalista sisbagliata. E la popolazione delle zone circostanti è molto interessata a ciò che sta accadendo. Le comunità druse nel sud della Siria hanno espresso il loro sostegno alla DAANES e hanno mostrato segni di voler adottare pratiche confederali simili. Le idee del confederalismo democratico vengono messe in pratica in Europa e in Abya Yala, e altre comunità che hanno una propria tradizione di forme organizzative confederali democratiche stanno accogliendo e rafforzando la rivoluzione dell’Amministrazione Autonoma in senso ideologico e solidale. La resistenza del popolo contro lo Stato turco e i suoi mercenari paramilitari, l’SNA, alla diga di Tishrin è solo il risultato di una rivoluzione che dura da più di 10 anni e ha toccato milioni di vite ed è una prova della capacità di resistere e dell’importanza dell’interconnessione delle lotte, e questo instilla paura nei cuori dei leader della modernità capitalista.

La via d’uscita per la Turchia

In quanto avanguardia degli attacchi contro il movimento di liberazione curdo, la Turchia è il Paese più colpito dai progressi di questa rivoluzione. È evidente come lo Stato turco stia vacillando alle fondamenta e le recenti rivolte in Turchia, dove milioni di persone sono scese in piazza per manifestare il loro rifiuto del governo dell’AKP, ne sono solo un segno.

L’appello di Öcalan alla pace e a una società democratica suggerisce alla Turchia di cambiare rotta e di prendere in considerazione una vera democratizzazione del proprio sistema, di permettere al popolo di vivere in pace e nella reciproca accettazione. Questo non è solo un appello alla Turchia affinché torni alla ragione, ma anche un atto che le offre una via d’uscita dalla crisi sociale. Öcalan ha proposto che il PKK si sciolga e deponga le armi, ma la Turchia non è stata in grado di rispondere. Gli attacchi contro i guerriglieri nelle montagne sono aumentati e quando il partito di opposizione CHP mostra segni di voler negoziare la pace con il PKK, l’AKP ricorre alla repressione e imprigiona il candidato leader del CHP, Imamoglu. Di fronte ai cambiamenti, il governo turco mostra la sua incapacità di rinnovarsi e di trovare soluzioni. Sta ripetendo le sue strategie e dimostrando che ,se continuerà così, è destinato a perire.

Il ruolo della pace nella storia del movimento

In questa situazione politica, l’appello alla pace è un appello alla resa? Per rispondere a questa domanda, può essere utile esaminare la storia degli sforzi di pace del PKK sin dai suoi primi anni. È chiaro che non si tratta di una nuova filosofia, ma piuttosto di uno sforzo continuo per offrire allo Stato turco una via d’uscita dalla crisi attraverso la costruzione di una pace reale.

Il PKK è uno dei pochi partiti socialisti sopravvissuti alla Guerra Fredda e che è persino riuscito a lottare e crescere nel periodo successivo. Ciò è dovuto in gran parte alla sua capacità di mettere in discussione lo status quo, di interrogarsi e di proporre vie nuove e radicali per andare avanti. Non è la prima volta che Öcalan invita il PKK a fare pace e a deporre le armi.

Cronologia degli sforzi di pace

  • 1993: Il PKK diventa un movimento di massa e inizia il primo cessate il fuoco unilaterale – La Turchia risponde tentando di assassinare Öcalan
  • 1995: Inizia un nuovo cessate il fuoco unilaterale – La Turchia continua gli attacchi
  • 1998: La Turchia minaccia di attaccare la Siria se non estrada Öcalan – lui decide di lasciare il paese
  • 2000: 7° Congresso – viene adottata la strategia della lotta politica democratica
  • 2002: 8° Congresso – decisione di sciogliere il PKK
  • 2004: Öcalan chiede la fine della lotta armata – la Turchia continua gli attacchi – Kongra Gel decide di riprendere la lotta armata poiché tutti i metodi politici sono bloccati
  • 2005: il Congresso decide di rifondare il PKK
  • 2009: sesto cessate il fuoco unilaterale
  • 2011: Öcalan presenta la “Roadmap per i negoziati” su richiesta di Erdogan – non vi è alcuna risposta; quindi, Öcalan si ritira dai negoziati
  • 2013: Öcalan chiede ai guerriglieri di ritirarsi dal Bakur, il Kurdistan settentrionale – La Turchia continua gli attacchi e il ritiro viene interrotto – L’ISIS attacca Kobane con il sostegno della Turchia
  • 2015 – oggi: La Turchia bombarda continuamente i guerriglieri nelle montagne e la DAANES.

L’appello alla pace e a una società democratica ha solide basi negli scritti di Öcalan ed è molto importante per i tempi in cui viviamo esaminare alcune di queste idee.

Pace e società democratica nel paradigma del movimento di liberazione curdo

Di che tipo di pace parla Öcalan quando suggerisce al PKK di deporre le armi? Queste domande urgenti sono state discusse in dettaglio nei Manifesti scritti da Öcalan. La questione della pace e della guerra è sempre al centro dei movimenti rivoluzionari, ma questi ultimi hanno anche la tendenza ad aggrapparsi alla guerra e a farne quasi la loro identità principale, mentre un movimento socialista dovrebbe sempre cercare di aprire la strada alla pace. Nella sua opera “Sociologia della libertà”, nel capitolo “Il problema della pace e della democrazia nella società”, Öcalan menziona il dilemma pace-guerra con queste parole: “Quando una società non è più in grado di creare e gestire istituzioni che forniscano una guida morale e politica significativa, quella società ha ceduto all’oppressione e allo sfruttamento. Si trova in uno stato di guerra”, spiegando che una società in guerra ha fallito nel suo sforzo storico di ricostruire il proprio tessuto sociale e tornare ad essere una società, e si trova in uno stato di guerra per riconquistare la capacità di pace. Egli prosegue spiegando il rapporto tra la costruzione della pace e la capacità di una società di difendersi: “Lo stato di guerra non è altro che l’assenza di pace. In quanto tale, solo l’autodifesa può rendere possibile la pace. Una pace senza autodifesa non può che essere espressione di sottomissione e schiavitù”.

È inoltre fondamentale definire cosa intendiamo per pace. Öcalan parla dell’importanza dell’aspetto della sottomissione-dominio nel definire cosa sia realmente la pace: “Ogni pace ha diverse parti in causa e il dominio completo di una parte sull’altra non significa e non può significare pace. Inoltre, le armi taceranno solo quando ci sarà l’accettazione del funzionamento delle istituzioni morali e politiche della società”. I Manifesti parlano a lungo del diritto universale di ogni essere di difendere la propria esistenza, e questo vale per ogni società. La necessità di deporre le armi aumenta quando c’è la possibilità di ottenere il rispetto per l’esistenza di quella società. Nel caso della società curda, essa è passata dal rifiuto totale, 50 anni fa, all’inizio della storia del movimento di liberazione curdo, a diventare un soggetto politico all’ordine del giorno di tutte le forze politiche del mondo. Ha dimostrato la sua esistenza al di là di ogni dubbio ed è pronta a pensare alla pace.

Ma la pace non è pace se ha come prezzo la sottomissione totale: “In terzo luogo, indipendentemente dalle posizioni delle varie parti, esse concordano di rispettare le istituzioni morali (la coscienza) e politiche delle società nell’affrontare i problemi alla base del conflitto. Questo è il quadro di riferimento di ciò che chiamiamo ‘soluzione politica’. Un cessate il fuoco che non include una soluzione morale e politica non può essere definito pace”. Questo è un indizio della necessità di democratizzare la Turchia per raggiungere una pace reale. Se lo Stato turco non può accettare le istituzioni politiche e l’identità morale del popolo curdo, non c’è base per la pace, ma se questi cambiamenti sono considerati la strada verso una lunga e una soluzione politica è ampia. In conclusione, Öcalan afferma: “La politica democratica è una questione centrale per una pace basata sui principi. Quando le istituzioni morali e politiche della società funzionano, il risultato naturale è il processo della politica democratica. Chi vuole la pace deve capire che la pace può essere raggiunta solo se la politica basata sulla moralità svolge un ruolo”.

Cosa si intende per società democratica?

Nei seguenti estratti dal quarto manifesto, nel capitolo “Come vivere, cosa fare, da dove cominciare?”, vengono poste le domande necessarie per definire la vita che vogliamo vivere. Cos’è una società democratica? Come sarà possibile una società del genere se non c’è un partito d’avanguardia che la guida? Öcalan affronta queste domande con queste parole: “La prima risposta comune alle domande ‘Come vivere?’, ‘Cosa fare?’ e ‘Da dove cominciare?’ deve venire dall’interno del sistema e sulla base dell’opposizione al sistema. Tuttavia, l’opposizione al sistema dall’interno del sistema richiede di comportarsi come un combattente per la verità al livello degli antichi saggi, dove si mette in gioco la propria vita in ogni momento”. In questo passaggio, Öcalan spiega il motivo per cui il PKK è stato fondato in quel momento. Il popolo curdo era sul punto di perdere la propria cultura e identità. C’era bisogno di un gruppo concentrato di quadri che potesse assumersi la responsabilità di salvare questa identità nelle condizioni più difficili, quelle della Turchia durante la Guerra Fredda. Ma nella stessa risposta sul perché è stato creato, c’è forse anche la risposta sul perché Öcalan propone di scioglierlo. Il popolo curdo ha dimostrato la sua esistenza al di là di ogni dubbio. Ha organizzato diverse rivoluzioni, tra cui la storica rivoluzione del Rojava, che ora sta camminando con le proprie gambe. Ha dimostrato la sua capacità di difendersi sia a livello ideologico che fisico.

La responsabilità di come vivere e cosa fare ricade ora sulle spalle della società stessa: «La lotta per la verità acquista sempre più importanza e successo quando è condotta in ogni momento della vita, in tutti i settori sociali, nelle unità comunitarie, economiche ed ecologiche, nelle città democratiche, a livello locale, regionale, nazionale e transnazionale». La rivoluzione non può trasformare il sistema se continua ad essere il compito di pochi eletti, deve trascendere e raggiungere tutti i livelli della vita, dell’esistenza e della società.