In questa nuova intervista, Cemil Bayik, co-presidente del Consiglio esecutivo del KCK, parla dell’importanza e dei risultati finora raggiunti dalla campagna globale per la libertà fisica di Abdullah Öcalan e della soluzione della questione curda.
Parte 1
Nel 2024, una lotta onnicomprensiva è stata sviluppata come parte della campagna globale per la libertà fisica del leader dei popoli Abdullah Öcalan e la risoluzione della questione curda. Tra le altre cose, ci sono state manifestazioni storiche a Colonia; vari vincitori del premio Nobel hanno fatto dichiarazioni in merito a questo contesto e, in generale, milioni di persone provenienti da quasi tutti i continenti della terra hanno partecipato alla campagna. Qual è il risultato di quest’anno di lotta? E cosa ritiene sia necessario per l’anno che viene?
Come Lei ha sottolineato, la campagna globale per la libertà è stata lanciata con l’obiettivo di ottenere la libertà fisica di Rêber Apo [Abdullah Öcalan] e raggiungere una soluzione per la questione curda, e la lotta che ne è derivata continua a svilupparsi. Questa campagna è stata organizzata e avviata dalle forze di sinistra, socialiste, democratiche e che lottano per la libertà, sensibili alla questione curda e solidali con il popolo curdo. Sono queste persone che noi definiamo i veri amici del popolo curdo. In particolare, sono le donne e i movimenti femminili a essere fortemente coinvolte, così come la gioventù e i movimenti giovanili. Oltre a loro, anche i sindacati, i comuni, le e gli ecologiste/i, le e gli internazionaliste/i, gli intellettuali, le scrittrici e gli scrittori,le accademiche e gli accademici, le artiste e gli artisti, le e i filosofi, le avvocate e gli avvocati, i gruppi religiosi e molti altri individui, gruppi e movimenti hanno partecipato e continuano a partecipare alla campagna. Come movimento, riteniamo che questa campagna globale per la libertà sia estremamente importante e abbiamo dichiarato che vi avremmo partecipato con tutte le nostre forze. La nostra gente ci si è approcciata allo stesso modo partecipandovi con gran forza in ogni suo aspetto.
Dall’inizio della cospirazione internazionale, noi, come movimento e come popolo, abbiamo lottato ininterrottamente per porre fine alla cospirazione, al sistema di isolamento e di tortura ad Imrali e per garantire la libertà fisica di Rêber Apo. In questo contesto, il nostro movimento ha avviato e portato avanti varie campagne e azioni; tra quelle da menzionare, soprattutto in questo contesto, ci sono tutte le azioni che si sono ispirate alle parole del motto: “Non puoi oscurare il nostro sole”. Questa fu la prima e violenta reazione contro la cospirazione internazionale. Queste azioni sono state organizzate dall’iniziativa di tutti/e quei/quelle militanti che hanno sviluppato una grande sensibilità ed impegno verso la lotta per la libertà. È stata una mossa molto difficile e di un’importanza storica, compiuta grazie alla consapevolezza dell’entità del pericolo e del bisogno imprescindibile di superarlo. Questa mossa storica non solo ha generato un grande tumulto, ma ha anche determinato la linea della lotta. Da quel momento, la lotta che si è sviluppata ha sempre seguito questo orizzonte, e oggi continua prendendo la forma della campagna globale per la libertà. È chiaro che la lotta contro la cospirazione internazionale è una lotta che procede ininterrottamente e che ha raggiunto il suo apice con la campagna globale per la libertà globale, arrivando molto vicina al proprio obiettivo.
Ma prima di discutere di ciò che è stato fatto e di che traguardi sono stati raggiunti nel corso di quest’anno, è importante concentrarsi innanzitutto sul significato e sulla natura della campagna globale per la libertà. Sì, la campagna globale per la libertà rappresenta un culmine: incarna l’universalizzazione della lotta attorno alla figura di Rêber Apo ed esprime il livello di forza raggiunto in 25 anni di lotta. La campagna globale per la libertà si è sviluppata principalmente a seguito dell’impatto che le idee di Rêber Apo hanno avuto sul mondo, come tutti coloro che vi hanno partecipato dimostrano chiaramente. Rêber Apo sottopose quello che lui definisce “vecchio paradigma” a una valutazione scientifica, ne identificò le carenze e gli errori e vi pose rimedio sviluppando un nuovo paradigma. Rêber Apo, cioè, non si è fermato a criticare il vecchio paradigma come molti altri, bensì, mentre lo faceva, ne ha sviluppato uno nuovo, sistematizzando quella che lui definisce una modernità alternativa alla modernità capitalista. Rêber Apo l’ha chiamata la “teoria della modernità democratica”, sviluppandone la struttura intellettuale e organizzativa. Questa teoria passerà alla storia come il modello più ambizioso per risolvere i problemi del nostro tempo e per porre fine alla crisi e alla depressione causata dalla modernità capitalista. Nonostante le diverse critiche che ci sono state in passato, prima di Rêber Apo non esisteva un’alternativa del genere: non era mai stato sviluppato un modello olistico, coerente e analitico così. E’ proprio per questo che la figura di Rêber Apo è così centrale. Ora il mondo sta rispondendo a Rêber Apo con la campagna globale per la libertà, mostrando una vera adesione e condivisione delle sue idee. Se Rêber Apo non avesse raggiunto quel livello di interpretazione della verità e della realtà, non si sarebbe sviluppata una tale diffusione ed interiorizzazione del suo paradigma. Questa “adesione” globale, quindi, non è solo una reazione contro la condizione di isolamento totale di Reber Apo, ma è il risultato della sua influenza intellettuale.
Tuttavia, il totale isolamento di Rêber Apo resta comunque una ferita profonda nello spirito dell’umanità, che porta chiunque abbia una vera coscienza a reagire e a sollevarsi contro di esso. La nostra gente, infatti, si è sempre battuta mossa dal suo profondo attaccamento a Rêber Apo. Tuttavia, il livello che è emerso con la campagna globale per la libertà va anche oltre ciò; oltre alla coscienza e al senso di giustizia, si sta diffondendo e sta crescendo rapidamente una grande partecipazione ideologica alla campagna. Chiunque conosca Rêber Apo e legga i suoi scritti dal carcere ne è colpito: iniziano a fare domande, mossi da una ricerca della verità, e trovano le risposte che cercano grazie a questo paradigma. Questo processo è più intenso ancora tra le donne e le/i giovani; ciò è cruciale poiché sono loro a vivere maggiormente in assenza di libertà e a potersi quindi imbarcare verso la ricerca più profonda del vero senso di libertà.
Ci sono alcuni punti importanti che dovrebbero essere menzionati anche per quanto riguarda l’isolamento totale: nell’incontro che si è tenuto il 23 ottobre 2024, Rêber Apo ha sottolineato che l’isolamento totale continua. È molto chiaro che questo regime viene imposto per la paura della forza che generano le idee di Reber Apo. La verità è che siamo noi quelli che sono isolati qui; i responsabili di questo regime non intendono privare Rêber Apo di noi, bensì privar noi di Rêber Apo.
La coscienza della libertà in Rêber Apo è molto profonda: né la prigione, né nient’altro possono impedire a Rêber Apo di vivere libero. I 26 anni passati dentro il sistema di isolamento e tortura di Imrali ne sono la prova.
Mentre Rêber Apo è isolato, noi anche siamo isolati: questo è esattamente come deve essere visto. Se il mondo sta iniziando a comprendere e accogliere la figura di Rêber Apo ad un livello così alto, adottando le sue idee e il suo paradigma, allora significa che è il mondo intero che, senza queste idee, sta venendo isolato. La campagna globale per la libertà deve essere considerata e compresa secondo questa prospettiva: lo sviluppo di un forte riconoscimento in tutto il mondo nei confronti del ruolo di Rêber Apo e di quello che rappresenta è strettamente legato a questo.
Nel corso di più di un anno, sono stati raggiunti importanti risultati con le azioni e le attività che si sono sviluppate. La campagna per la libertà globale è riuscita a mettere l’isolamento totale nell’agenda dell’opinione pubblica mondiale. Questo era un obiettivo molto essenziale, ed è stato raggiunto. La dichiarazione che è stata pubblicata dai 69 intellettuali vincitori del premio Nobel è un’indicazione che è stato raggiunto un livello importante di solidarietà nell’opinione pubblica. Questo è fondamentale perché è stata sviluppata letteralmente una cospirazione internazionale contro Rêber Apo e lo scopo di tutto ciò era quello di neutralizzare completamente Rêber Apo.
Neutralizzando Rêber Apo, il nostro movimento e la nostra lotta sarebbero dovuti essere neutralizzati di conseguenza. Il sistema di isolamento e tortura di Imrali è stato creato per questo scopo. La cospirazione internazionale non è finita come un’operazione una tantum, ma continua con il sistema Imrali. È di grande importanza creare sensibilizzazione in tutto il mondo contro questo progetto che si basa su interessi politici internazionali, e che è infatti pianificato e mantenuto da potenze internazionali. Questo risultato è stato raggiunto in una certa misura nel corso di quest’anno e dovrebbe quindi essere visto come un successo. È un successo contro le forze della modernità capitalista. Gli Stati si sono completamente chiusi davanti a questo, non hanno affatto sostenuto questo dato di realtà; al contrario, hanno lavorato contro di esso. Sono estremamente a disagio di fronte allo sviluppo della campagna per la libertà globale e stanno cercando di prevenirla, restringerla e neutralizzarla. Ma nonostante questo, si è formata un fermento importante nell’opinione pubblica nel mondo.
Ho già detto che la liberazione fisica di Rêber Apo sarà più difficile della liberazione di Mandela. Il lavoro per Rêber Apo dovrà affrontare più ostacoli del lavoro per Mandela. A questo proposito, è dunque necessario molto di più del lavoro fatto per Mandela. E’ necessaria una lotta più forte.
Finora sono stati fatti sforzi preziosi per il successo della campagna globale per la libertà. Molte azioni ed eventi hanno avuto luogo in molte parti del mondo. Non c’è quasi nessun paese in cui le azioni e gli eventi non abbiano avuto luogo. I popoli, in particolare le donne, i giovani, gli intellettuali, gli scienziati e le forze democratiche e socialiste, hanno svolto un ruolo pionieristico in questi ambiti. Ci sono state anche manifestazioni di massa, come a Colonia, in Germania. Inoltre, nello stesso Kurdistan, il nostro popolo si è alzato in piedi e ha mostrato una forte partecipazione alla campagna globale per la libertà. In particolare, la nostra gente in Rojava era coinvolta in azioni quasi ogni giorno. Anche nel nord del Kurdistan, nonostante tutti gli ostacoli e gli attacchi fascisti, il nostro popolo ha sviluppato una forte partecipazione con azioni come le marce per la libertà. C’è stata anche una significativa partecipazione del nostro popolo nel Kurdistan meridionale e orientale. In occasione del nuovo anno, esprimiamo ancora una volta il nostro ringraziamento ai nostri amici internazionali, alle donne, ai giovani, alle forze democratiche rivoluzionarie e al popolo patriottico del Kurdistan. Mentre esprimo i nostri ringraziamenti, vorrei anche rendere omaggio ai 69 intellettuali, artisti e scienziati che hanno ricevuto il Premio Nobel. In poco più di un anno, la campagna globale ha fatto progressi significativi. La situazione di Rêber Apo e l’isolamento assoluto di Imrali sono stati portati all’opinione pubblica mondiale. La lotta del popolo curdo ha guadagnato più riconoscimento e sostegno. Prendendo parte alla campagna per la libertà globale, le forze democratiche, rivoluzionarie e anti-sistema in molte parti del mondo si sono unite. Si può dire che per la prima volta negli ultimi trenta o quarant’anni, la solidarietà democratica è stata realizzata fino a questo ottimo punto. Questo dovrebbe essere visto come uno sviluppo molto importante.
Un altro importante sviluppo è la diffusione del paradigma di Rêber Apo. Anche la campagna per la libertà globale ha contribuito ad aprire la strada alla sua diffusione. E questo è esattamente lo sviluppo desiderato. Di conseguenza, viene discussa la teoria della modernità democratica sviluppata da Reber Apo e va sottolineata anche la lettura collettiva degli scritti carcerari e le giornate di lettura organizzate per questo scopo. Anche questo è stato un lavoro importante. Penso che gli sforzi in questa direzione dovrebbero essere proseguiti con diversi metodi.
Indubbiamente, un altro campo di lotta che ha rafforzato la campagna è stato quello delle prigioni. I carcerati sono sempre stati pionieri della devozione a Reber Apo e della lotta che si è sviluppata su questa base. L’atteggiamento e la resistenza dei prigionieri politici influenzano e mobilitano il nostro popolo. Infatti, nel corso della campagna, i prigionieri politici sono stati una delle forze più influenti e mobilitanti della società con la loro resistenza. Ancora una volta, la guerriglia per la libertà del Kurdistan è stata una delle forze che ha maggiormente sviluppato la campagna. Infatti, il nostro movimento sta sviluppando tutta la sua lotta sulla base della libertà fisica di Reber Apo e della libertà del Kurdistan.
Il passo successivo sarà quello di rafforzare e sviluppare la campagna al fine di essere in grado di raggiungere il suo obiettivo. Nel suo primo anno, abbiamo visto che sono stati fatti importanti sviluppi e si stanno raggiungendo risultati. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che adotta la cosiddetta legge sul “Diritto alla speranza” e prende una decisione su questo tema fa parte di questi risultati. La realizzazione di un incontro con Rêber Apo ne è un altro esempio. Tutto ciò dimostra che la campagna per la libertà globale sta andando avanti in linea con i suoi obiettivi. Ciò che deve essere fatto allora è raggiungere la fine di questo percorso, cioè portare la lotta a una conclusione. Questo, naturalmente, può essere raggiunto solo rendendola ancora più grande. Pertanto, sono necessarie azioni e attività più forti e più diffuse. In questo contesto, il nostro popolo e tutti i nostri amici internazionali dovrebbero partecipare ancora di più alla campagna globale. Tutti i quadri, i patrioti e i simpatizzanti del KCK e del PKK dovrebbero organizzare di più il popolo e lavorare di più per ottenere più sostenitori.
Parte due
I vecchi equilibri in Medio Oriente si stanno rompendo, lo status quo si sta disintegrando. Che tipo di Medio Oriente, che tipo di nuovo disegno immaginano in futuro le potenze capitaliste moderniste? Chi saranno le potenze dominanti del nuovo Medio Oriente? In questo contesto, qual è lo scopo principale della guerra di Israele contro Hamas, Hezbollah, l’Iran e le forze sotto la sua influenza? Dove si inseriscono in questi calcoli gli sviluppi iniziati il 27 novembre che hanno portato alla caduta di Assad dal potere?
All’inizio del 20esimo secolo, quando i confini in Medio Oriente venivano rimodellati, c’erano due obiettivi principali: il primo era quello di smembrare l’Impero ottomano e stabilire stati nazionali dipendenti al suo posto; il secondo era quello di creare uno stato-nazione ebraico in Medio Oriente e renderlo la potenza dominante della regione. Lo stato-nazione ebraico, che in seguito avrebbe preso il nome di Israele, era essenzialmente un progetto sviluppato dalla Gran Bretagna. Sulla base di questi due piani, dunque, è stato progettato il Medio Oriente. Ci sono stati, tuttavia, alcuni sviluppi imprevisti che hanno portato a cambiamenti parziali dell’idea iniziale. Il più importante di questi sviluppi fu la Rivoluzione d’ottobre in Russia. Allo scoppio della Rivoluzione d’ottobre, era in corso la prima guerra mondiale e la Russia stava combattendo dalla parte della Gran Bretagna e della Francia. Ciò nonostante, quando la rivoluzione ebbe luogo, Lenin tirò fuori la Russia dalla guerra e rivelò il trattato Sykes-Picot tra Inghilterra, Francia e Russia, tenuto fino ad allora segreto. Con la divulgazione di questo trattato, le cause e gli obiettivi della prima guerra mondiale divennero noti a tutto il mondo. Il Trattato Sykes-Picot determinò come sarebbe stato progettato il Medio Oriente e quali sarebbero state le aree di potere. Questo trattato ha un significato storico in quanto è il documento che rivela come la prima guerra mondiale sia il prodotto dlla lotta per il dominio sul Medio Oriente.
Dopo che la Russia si ritirò dalla guerra, venne a crearsi un vuoto e il movimento kemalista approfittò di questo vuoto. Come è noto, la Russia aveva occupato la regione fino a Bedlis (tr. Bitlis) durante la guerra e ritirandosi lasciò andare anche le aree occupate. Le forze curde si sono dunque riunite lì e hanno raggiunto un certo livello di organizzazione. Quando il movimento kemalista comprese ciò rivolse la sua attenzione al Kurdistan sviluppando relazioni con la Rivoluzione d’ottobre, da cui ricevette sostegno. Su questa base, il movimento kemalista ha aumentato la sua influenza politica e militare: ha vinto la guerra contro la Grecia e ha preso il controllo dell’Anatolia. Quando la Grecia perse la guerra, il previsto Trattato di Sèvres non poté essere attuato. La Gran Bretagna fece quindi un parziale cambiamento nel suo piano per il Medio Oriente che si concluse con il Trattato di Losanna con il movimento kemalista. Così, il nuovo disegno del Medio Oriente è stato portato a termine con il coinvolgimento della Turchia.
Mentre i confini del Medio Oriente venivano progettati a tavolino, allo stato turco venivano assegnati due compiti principali: il primo era quello di funzionare come un pre-Israele fino a quando il vero Israele non è stato stabilito ed è divenuto la potenza dominante in Medio Oriente. Così, lo stato turco è stato costruito come modello di stato-nazione in Medio Oriente, svolgendo sia il ruolo di responsabile della sicurezza di Israele, sia di protettore e promotore degli interessi della modernità capitalista in Medio Oriente. Per questo, Rêber Apo ha descritto l’istituzione dello stato turco come l’istituzione di un pre-Israele. In secondo luogo, alla Turchia è stato assegnato il compito di fare da cuscinetto per circondare i sovietici da sud. Come è noto, la Turchia è stata successivamente ammessa alla NATO per questo scopo. Questo progetto, sviluppato dalle forze della modernità capitalista, è anche la base del genocidio curdo. I curdi sono stati identificati come il nemico assoluto dello stato nazionale turco, che è stato fondato su d’una mentalità razzista e fascista. Attraverso lo sviluppo di questa inimicizia, lo stato turco è stato trasformato nel potere piu bugiardo e asservito ai piani della modernità capitalista. Tutto ciò è continuato ininterrottamente dalla storia passata ai giorni nostri.
Oggi, un nuovo progetto è in fase di sviluppo in Medio Oriente. Sviluppando questo nuovo piano, l’attuale forma di stato-nazione viene superata. Indubbiamente, la riprogettazione del Medio Oriente non è un processo iniziato oggi. È un fenomeno che è stato messo in agenda già dal crollo del socialismo reale ed è un processo estremamente conflittuale e doloroso. Il principale motivo di tutto ciò sono ovviamente i conflitti di interesse. Ci sono conflitti di interesse sia tra le forze moderniste capitaliste, sia, soprattutto, tra le forze del capitale globale da un lato e le forze dello status quo dall’altro. Come è noto, il primo intervento nell’ambito della riprogettazione del Medio Oriente è stato fatto in Iraq, quando il regime Baath è stato rovesciato. Rêber Apo all’epoca lo analizzò e disse che con la caduta di Saddam il sistema degli stati-nazione in Medio Oriente sarebbe crollato. Gli sviluppi hanno confermato le sue analisi: è evidente come, uno dopo l’altro, i regimi degli stati-nazione in Medio Oriente sono caduti o si siano trasformati in centri di conflitto. Questo processo continua tutt’oggi in piena forza. E ora, come è noto, anche il regime siriano Baath, che rappresentava lo stato-nazione in Siria, è crollato.
Nell’ambito della riprogettazione del Medio Oriente, si sta dunque superando il modello dello stato-nazione e si stanno invece sviluppando modelli che servono gli interessi del capitale globale. All’inizio del XX secolo, il modello dello stato-nazione era ancora in linea con gli interessi della modernità capitalista avendo per scopo la dissoluzione degli imperi tedesco, austriaco e ottomano. Ma questo momento è finito. La modernità capitalista sta attraversando il processo di globalizzazione e ha raggiunto una dimensione critica. Pertanto, invece del modello dello stato-nazione, si stanno sviluppando strutture statali federative più piccole, più flessibili. Ciò ha lo scopo di garantire la circolazione globale, gli investimenti e i profitti del capitale. Indubbiamente, proprio come nella creazione degli stati nazionali, il metodo utilizzato per il loro superamento è la politica del “divide et impera”, che è uno dei metodi più noti dell’imperialismo.
Lo stato turco è il più preoccupato da questo processo per due ragioni principali: in primo luogo, vede che non può portare avanti il genocidio curdo come prima, sia perchè l’equilibrio che si sta stabilendo è contrario alla forma dello stato-nazione in Medio Oriente e sia perchè i curdi sono diventati una potenza importante nella regione. In secondo luogo, Israele ha ora il ruolo di attore principale nella riprogettazione del Medio Oriente e, ancora una volta, l’Arabia Saudita ha la priorità accanto a Israele. La Turchia, che era una volta in prima linea, viene ora respinta indietro. In un certo senso, il ruolo assegnato alla Turchia è giunto al termine. Naturalmente, lo stato turco non è completamente escluso o preso di mira dal sistema; è in qualche modo ancora incluso nel piano, ma non con il ruolo preminente di prima. Oggi, sia l’assenza dei sovietici sia la presenza di Israele hanno eliminato il vecchio ruolo necessario della Turchia. Questa è diventata un giocatore che può essere utilizzato quando necessario, ma che non è più cruciale. Soprattutto Tayyip Erdogan viene attualmente utilizzato come una sorta di ariete: nella situazione in Siria, è diventato chiaro che gli è stato assegnato un ruolo del genere. Lo stato turco mira a rafforzare la sua posizione mettendosi in gioco e, sulla base di ciò, continuare il genocidio curdo, perché questo è l’obiettivo principale dello stato turco. È in un punto in cui è pronto a rinunciare a tutto il resto, a lasciare tutto solo per raggiungere questo unico obiettivo. Avendo raggiunto un punto in cui nient’altro funziona, non c’è alcun compromesso che non sia pronto a fare e alcun piano di cui non entrerebbe a far parte per questo scopo.
Quando Israele ha assunto il ruolo di attore principale nel nuovo processo, è stato necessario eliminare le strutture che avrebbero potuto costituire un ostacolo al nuovo ruolo di Israele. Prima Hamas, Hezbollah e infine la Siria sono stati presi di mira su questa base e di conseguenza hanno cessato di essere una minaccia per Israele. Come è noto, c’è l’Iran dietro queste mire: l’Iran è l’obiettivo di questo piano. Si sta sviluppando una guerra che si diffonderà onda dopo onda verso l’Iran. Ora si sta discutendo del fatto che questa ondata si riverserà in Iraq e se i futuri sviluppi in Iraq saranno simili a quelli in Siria, l’Iran si troverà in una situazione estremamente difficile.
Quando il disegno del Medio Oriente fu progettato dopo la prima guerra mondiale, all’Iran fu dato un ruolo di primo piano insieme alla Turchia. Per 60 anni, il regime Shahista in Iran è stato sostenuto e protetto dalla modernità capitalista, ma alla fine, il regime dello Shah non fu in grado di sopravvivere e crollò. E così è stato fatto un compromesso con il nuovo regime: senza impegnarsi in uno scontro frontale, ma appianando in una certa misura le contraddizioni. L’Iran ne ha approfittato e ha cercato di rafforzare la propria posizione nella regione, in particolare dopo la caduta del regime di Saddam in Iraq nel 2003. Nel 2011 di nuovo ha approfittato della situazione in Siria e ha creato forze che gli erano leali e agivano sulla base dei suoi interessi al di fuori dei propri confini. Ma ora, mentre il Medio Oriente viene ridisegnato, l’eliminazione di queste forze è apparentemente diventata la priorità assoluta. Perché finché l’Iran mantiene la sua posizione, non è possibile fare una nuova ristrutturazione in Medio Oriente. Ecco perché è stato il primo potere ad essere preso di mira dall’esterno e indebolito. Non è ancora chiaro cosa accadrà dopo che questa parte del piano sarà realizzata, se ci sarà un intervento in Iran o se l’Iran farà importanti concessioni e diventerà compatibile con il sistema. Ma ciò che è chiaro è che l’Iran sta venendo rimosso dalla sua attuale posizione di potere. È già fuori dalla sua precedente posizione di forza, specialmente dopo i pesanti colpi e l’indebolimento di Hezbollah. La perdita della Siria è anche una perdita strategica per l’Iran.
Qual è la connessione tra queste guerre che stanno devastando la nostra regione, il Medio Oriente, e la lotta per la supremazia sulle nuove linee energetiche e commerciali e sulle risorse?
Naturalmente, il rapporto tra queste guerre e gli interessi materiali è molto stretto. Non c’è nulla nella civiltà statale che non sia direttamente correlato agli interessi materialistici e che non li abbia come obiettivo. La civiltà statale riguarda esclusivamente il materialismo. Ecco perché Rêber Apo chiamava la civiltà statalista “civiltà materiale”. Tutte le guerre dalla storia passata ai giorni nostri sono state condotte dalla civiltà statalista per scopi materiali. La modernità capitalista è il sistema di civiltà che sviluppa maggiormente il profitto e il consumo, ecco perché le guerre più gravi della storia umana sono state combattute durante il periodo della modernità capitalista. Comprese la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, tutte le guerre tra le potenze della modernità capitalista sono state combattute per il possesso di rotte energetiche, linee commerciali e risorse. Il fatto che il Medio Oriente sia stato il centro di guerre negli ultimi 150-200 anni è dovuto sia alle risorse energetiche che possiede, sia alla sua posizione sulle linee energetiche.
Nel sistema della modernità capitalista, la creazione e la sicurezza delle risorse energetiche e delle linee commerciali è stata la questione più fondamentale. Ogni potenza che vuole essere dominante ha cercato di cogliere e creare risorse energetiche e linee commerciali. Questa è stata la causa principale delle guerre ed è un problema non ancora risolto, che oggi è di nuovo la ragione della guerra.
Fin dal Medioevo, l’interesse principale per l’Europa era quello di possedere le ricchezze dell’Oriente (dal Medio Oriente all’Iran all’India) e, in una certa misura, dell’Africa. Questo si è approfondito con lo sviluppo della modernità capitalista. A questo scopo, ad esempio, la Gran Bretagna ha sviluppato rotte dal mare all’India e ha lottato con le potenze che hanno messo a repentaglio queste rotte e la loro sicurezza. Inoltre, ha patrocinato l’Impero ottomano per lungo tempo in termini di sicurezza della via verso l’India. Tuttavia, quando gli Ottomani si allearono con la Germania contro la Gran Bretagna e compromisero le rotte della Gran Bretagna, questi cambiarono la loro politica e distrussero l’Impero ottomano nel corso della guerra. Il Medio Oriente è stato plasmato sulla base del modello dello stato nazionale; lo smantellamento dell’Impero ottomano è stato quindi un punto portato avanti in maniera obbligata e le forze della modernità capitalista hanno aperto la strada allo sfruttamento delle materie prime e delle risorse energetiche, assicurando la sicurezza di queste rotte.
Per riassumere, dopo la fine del bipolarismo nel sistema mondiale con il crollo dell’Unione Sovietica, la ridistribuzione del controllo sui tesori e le risorse della terra è tornata all’ordine del giorno come questione fondamentale. In realtà, non è mai stato completamente fuori dall’agenda. Le forze della modernità capitalista non hanno raggiunto un consenso su questo tema. Dopo la fine del bipolarismo come funzionamenteo del sistema mondiale, la ricerca e la competizione su nuove rotte energetiche sono aumentate nuovamente e molte potenze hanno sviluppato progetti a livello macro e microscoprico, alcuni dei quali sono falliti, altri no. La Cina è stata la potenza che ha sviluppato i progetti più seri a livello macroscoprico. La Cina voleva risolvere la questione sviluppando relazioni con il maggior numero possibile di potenze e sviluppando progetti comuni. Il più serio e realistico di questi progetti è stata la Northern Energy Line, che collega la Cina e l’Europa, comprendendo anche l’India, l’Iran e i paesi dell’Asia centrale. Ancora una volta, la Cina ha avanzato ulteriori piani, ma gli Stati Uniti li hanno significativamente interrotti. Trascinando la Russia nella guerra in Ucraina, hanno disabilitato la rotta settentrionale. Infine, alla riunione del G20 in India nel settembre 2023, è stato annunciato il progetto chiamato “Corridoio economico India–Medio Oriente–Europa” (IMEC). Questa linea energetica e commerciale collega l’India, il Golfo e il Medio Oriente all’Europa attraverso Cipro. Gli attuali sviluppi in Medio Oriente si basano sulla garanzia della sicurezza di questa linea e sull’eliminazione degli ostacoli di fronte ad essa. La guerra per questo ha raggiunto la Siria e ha portato alla caduta del regime Baath. Tuttavia, si può affermare che non si fermerà qui e che ulteriori “aree problematiche” per il sistema saranno prese di mira.
Qual è la posizione dell’Iran e della Turchia in questa guerra in corso tra le potenze capitalistiche globali monopolistiche e le forze regionali dello status quo? Quale influenza hanno avuto le guerre per ridisegnare la regione sui due Paesi e come cambierà questa influenza?
Come ho sottolineato, quando il Medio Oriente è stato progettato dopo la Prima guerra mondiale, alla Turchia e all’Iran è stato assegnato il ruolo di potenze dominanti sulla regione. Questo è ciò che entrambi sono stati storicamente. Entrambe erano sopravvissute e diventate forti grazie al rapporto reciproco con i curdi. Quando è arrivato il loro momento e gli è stato assegnato un ruolo di primo piano come Stati nazionali, il loro rapporto con i curdi è stato ancora una volta decisivo. Questa volta, però, hanno fatto leva sulla negazione e sull’oppressione assoluta dei curdi. Hanno collaborato al genocidio dei curdi e hanno creato un’amministrazione comune sul Kurdistan, compreso l’Iraq. In questo modo hanno continuamente soppresso la questione curda.
A quel tempo, Israele era ancora in fase di fondazione e costruzione. Il suo futuro era ancora incerto. Le contraddizioni e i conflitti arabo-ebraici erano molto profondi. Il nazionalismo arabo e il baathismo si stavano sviluppando contro Israele, appoggiandosi ai sovietici e in parte alla Cina. Ci volle molto tempo per spezzare il nazionalismo arabo ed eliminare la questione del diritto all’esistenza di Israele. Come è noto, il primo colpo al nazionalismo arabo fu la cosiddetta Guerra dei Sei Giorni del 1967. I colpi continuarono uno dopo l’altro. Infine, si arrivò alla caduta del regime Baath. Per inciso, va notato che anche i movimenti dei Fratelli Musulmani sono stati sviluppati da Stati Uniti e Gran Bretagna per spezzare il potere del nazionalismo arabo.
Ora, mentre il Medio Oriente viene ridisegnato, le due potenze dominanti della regione, gli stati nazionali turchi e iraniani, sono i più sfidati. A causa delle loro strutture dello status quo, sono in conflitto con le forze del capitale globale. Dal momento che non ci si può aspettare che lo status quo dello stato-nazione resista agli interessi del sistema del capitale globale, o collassano nel corso di interventi dall’esterno o si trasformano e diventano compatibili con il nuovo design. Come si è visto nel caso della Siria, lo status quo dello stato-nazione ha poca capacità o saggezza per subire una trasformazione. Né la Siria è stata in grado di farlo, né i suoi predecessori. Perché questo richiede una certa democratizzazione. E questo è l’aspetto meno presente nella mentalità dello stato-nazione. Ecco perché siamo in una fase in cui gli interventi e le distruzioni sono in primo piano.
Con la riprogettazione del Medio Oriente, il ruolo di primo piano precedentemente assegnato a Turchia e Iran è stato assegnato a Israele e Arabia Saudita. Pertanto, le nuove linee energetiche e commerciali sono state stabilite e gli Accordi di Abramo, che prevedono la fine del conflitto arabo-ebraico, sono stati conclusi. La fine della contraddizione e del conflitto arabo-israeliano in Medio Oriente è un fattore cruciale, poiché è stato uno dei motivi per cui la Turchia e l’Iran hanno avuto un ruolo di primo piano nel periodo precedente. In effetti, Turchia e Iran sono state le potenze che hanno beneficiato maggiormente di questa relazione conflittuale. Ora, la Turchia e l’Iran hanno preso una posizione contraria all’attuale processo. Ma non sono in grado di affrontare il sistema né di sviluppare un’alternativa ad esso. Da un lato, ci sono paure, ansie; d’altra parte, c’è principalmente una ricerca di preservare le loro posizioni nel nuovo periodo e rafforzarle se possibile. Per quanto riguarda l’Iran, è soprattutto una questione di sopravvivenza del regime. Libano, Siria, Iraq, ecc., sono le carte vincenti che possiede. Ma più carte perde, più il futuro del regime è compromesso. Ne ha già perse alcune. Non è chiaro se il sistema della modernità capitalista accetterà un compromesso con esso o se cercherà di distruggerlo e attaccarlo direttamente. Sembra che l’Iran stia cercando di trovare un modo per scendere a compromessi, ma la posizione dell’asse dall’altra parte, composta da Stati Uniti, Regno Unito e Israele, rimane nascosta.
Per quanto riguarda lo stato turco, deve affrontare almeno tante sfide e pericoli quanto l’Iran. Non ha gli stessi gravi problemi che ha l’Iran per quanto riguarda il suo regime e la sua protezione. Lo stato turco può usare sia il nazionalismo laico che il nazionalismo religioso insieme. Dopo il colpo di stato del 12 settembre, il nazionalismo laico è stato sostituito dal nazionalismo religioso in Turchia. Anche se alcuni chiamano questo un cambio di regime, in realtà quello che è successo non è stato un cambiamento di regime, ma un approfondimento della struttura e la mentalità monista dello stato-nazione esistente. Non sono fattori interni a rendere problematico lo stato turco per il sistema, ma sforzi esterni, e questo è dovuto all’esistenza della questione curda. La principale preoccupazione e paura dello stato turco sono i curdi. E poiché ha una mentalità anti-curda, si aspetta che tutti gli sviluppi e i cambiamenti esterni servano al genocidio curdo. Si oppone a qualsiasi sviluppo che non corrisponda a questo. A questo proposito, è la forza che è più resistente al cambiamento. Ha una struttura che può entrare in qualsiasi tipo di relazione, a condizione che non influenzi negativamente le politiche del genocidio curdo. È questo carattere rigido e senza principi che rende lo stato turco estremamente utile. Questo è l’approccio dello stato turco agli sviluppi in Medio Oriente. Considera gli sviluppi in Medio Oriente con grande preoccupazione e si oppone al cambiamento perché teme che i curdi possano beneficiare della nuova situazione che emergerà, che possano diventare una potenza, che possano acquisire nuovi status. Pertanto, mostra una forte resistenza al cambiamento. Ma quando vede che il cambiamento sta avvenendo suo malgrado, viene coinvolto nel piano, si oppone e usa il suo potere politico, militare e diplomatico per assicurarsi che gli sviluppi siano a suo favore. Questo è esattamente ciò che sta facendo in Siria. Ha abbandonato la Russia e l’Iran, con i quali aveva collaborato in Siria per anni, e si è unito al piano degli Stati Uniti, a cui presumibilmente si opporrà. Valutare il suo approccio alla Siria è anche importante in termini di rivelazione di come lo stato turco agirà nella riprogettazione del Medio Oriente.
Qual è l’approccio del Movimento per la liberazione curda, che sta lottando per creare un’alternativa democratica confederale basata sul modello della nazione democratica, verso questo conflitto di interessi? Che tipo di pericoli ci sono per i curdi? Quale sarà lo status dei curdi e del Kurdistan nel nuovo Medio Oriente?
L’unica via d’uscita dalla crisi dello stato-nazione in Medio Oriente è attraverso il modello della nazione democratica. Né i modelli che devono essere sviluppati dalle forze del capitale globale né la struttura esistente dello stato-nazione possono costituire una soluzione ai problemi esistenti. L’attuale sistema nazionale è la fonte dei problemi. Non ci si può aspettare che sviluppi una soluzione. Né possono farlo, d’altro canto, i modelli che vengono sviluppati dalle forze del capitale globale. Forse possono svolgere un ruolo guida nel superare lo stato-nazione, ma non possono formare una soluzione. Il modello dello stato-nazione è stato sviluppato dal sistema del capitale. Ma ora, nelle condizioni del capitalismo globale, è emersa una contraddizione tra questi. Questo perché la struttura dello stato-nazione non è compatibile con gli interessi del capitale globale e dunque viene scartato. Ciò che si vuole fare qui non è tuttavia superare lo stato-nazione come mentalità, bensì sviluppare un nuovo sistema politico in linea con gli interessi del capitalismo globale. La mentalità monista, individualista, materialista, usurpatrice, aspirante al potere e sovranista all’interno dello stato-nazione continua a esistere. A meno che questi punti non vengano superati e non venga portata avanti un’alternativa, non sarà possibile una vera soluzione ai problemi. La lotta tra le forze del capitale globale e lo status quo dello stato-nazione non porterà a nessun risultato a favore dei popoli. Forse alcuni possono trarne beneficio, ma una soluzione non si svilupperà da ciò.
È la lotta democratica per la libertà dei popoli, in particolare delle donne e delle forze democratiche rivoluzionarie, che può e svilupperà una soluzione. Questa soluzione prende forma e vita attraverso il modello della nazione democratica e del confederalismo democratico. Il confederalismo democratico è la soluzione migliore per accogliere e sostenere la diversità sociale. Se si considera la diversità di religione, lingua, setta, etnia e cultura in Medio Oriente, il potenziale e il potere del modello di nazione democratica e confederalismo democratico possono essere compresi meglio.
Il mondo è attualmente nel bel mezzo della Terza Guerra Mondiale. Tutti gli sviluppi in atto oggi si svolgono nell’ambito della Terza guerra mondiale, causata dalla crisi della modernità capitalista. Le parti di questa guerra sono potenze capitaliste moderniste; in altre parole, è una guerra all’interno del sistema. Sia le guerre tra le potenze egemoniche che le contraddizioni e i conflitti tra le potenze globali e le potenze dello status quo sono all’interno del sistema. Non c’è differenza ideologica tra loro: sono tutte basate sull’ideologia della modernità capitalista. Oggi ci sono due ideologie. C’è la modernità capitalista da un lato e la modernità democratica dall’altro. Nella terza guerra mondiale, le parti in conflitto sono le forze basate sull’ideologia della modernità capitalista. La lotta tra loro è una lotta di interessi. In sostanza, stanno tutti combattendo contro la società e la natura. Stanno conducendo una guerra per dominarli. La posizione delle forze democratiche rivoluzionarie è diversa. La nostra linea è la linea della modernità democratica. Questa è una differenza ideologica. Non ci schieriamo con nessuna delle forze che sono in conflitto tra loro per il dominio della natura e della società. Le forze democratiche rivoluzionarie non sono parte di questa guerra. Le forze democratiche rivoluzionarie sono impegnate nella lotta ideologica, politica e militare con le forze della modernità capitalista, che sono parti di questa guerra.
Nel concettualizzare ciò è importante farlo con una chiara comprensione di ciascuna delle dimensioni della lotta ideologica e della dimensione della soluzione politica. Noi rappresentiamo ideologicamente la seconda linea. Come ho già detto, a parte le due linee ideologiche, non esiste una terza via ideologica. Tuttavia, mentre conduciamo una lotta ideologica contro la modernità capitalista, stiamo anche sviluppando una politica alternativa. Con questo, miriamo a una soluzione alternativa basata sulla vita comunitaria democratica della società contro la politica dei partiti in guerra nel contesto della Terza Guerra Mondiale. Questa è definita come la terza linea politica. La terza linea politica è la politica alternativa che trae la sua forza dalla società e dalla lotta e che rende dunque possibile sulla sua base contribuire allo sviluppo della società, specialmente sfruttando il conflitto tra le forze del capitale globale e le forze dello status quo. Rêber Apo ha proposto la formula stato + democrazia: l’essenza di ciò è che lo stato accetterà l’esistenza della società (società organizzata) e in questo modo, si può raggiungere un consenso con lo stato. La formula di stato + democrazia si pone dunque come metodo di soluzione più funzionale.
Per quanto riguarda la situazione per il popolo curdo in particolare: ha intrapreso una grande lotta sotto la guida del nostro movimento in un momento in cui oscillava tra l’esistenza e la non-esistenza; ha guadagnato nuova vita attraverso la lotta e ha subito una trasformazione significativa. Hanno acquisito coscienza nazionale, volontà e identità e sperimentato una rivoluzione di resurrezione. Il popolo curdo ha adottato la mentalità secondo il modello di nazione democratica; ha acquisito consapevolezza e sensibilità per quanto riguarda l’autodifesa, ha sperimentato una grande illuminazione con il nuovo paradigma sviluppato da Rêber Apo e si è educato sulla base della democrazia, dell’ecologia sociale e della libertà delle donne. Non sarebbe un’esagerazione dire che ora è la forza più politica, organizzata e dinamica del Medio Oriente. Siamo sicuramente un popolo che guarda al futuro con speranza. Come movimento, siamo più forti che mai. Certo, ci sono seri pericoli davanti a noi. Lo stato genocida colonialista turco non ha rinunciato ai suoi obiettivi genocidi. Da un lato, è preoccupato e spaventato dagli sviluppi in Medio Oriente; dall’altro, sta approfittando dell’opportunità di vedere se può liquidare in un genocidio i curdi. Siamo consapevoli di come lo stato turco sta cercando di utilizzare la nuova situazione in Siria e di come sta mobilitando il suo potere militare, politico e diplomatico per trasformare questo processo nella liquidazione del Rojava. Questo è il pericolo principale. L’unico modo per ostacolare questo processo è una resistenza a tutto campo basata sulla strategia della guerra popolare rivoluzionaria. Questa è la strada per il successo. Il 2025 sarà un anno in cui il nostro popolo otterrà la vittoria. Il popolo curdo non cerca alcuna sovranità; sta lottando per sviluppare una vita libera, uguale e comune con i popoli nei paesi in cui esiste. Questa lotta legittima e democratica del nostro popolo avrà sicuramente successo.