Il paradigma statalista all’origine del conflitto in Medio Oriente

Cemil Bayık, copresidente dell’Unione delle Comunità Democratiche del Kurdistan (KCK)

Basandosi sulla concezione della storia di Abdullah Öcalan, che supera il paradigma statalista (1) e guarda agli sviluppi storici dalla prospettiva di un paradigma socialista, Cemil Bayık analizza la situazione attuale in Medio Oriente e in particolare la questione arabo-ebraica e ne trae elementi per elaborare alcune prospettive.

Parte 1

Con la crescente globalizzazione del capitale, tutti i luoghi popolati da esseri umani diventano importanti per le forze della modernità capitalista. Questo è uno dei motivi principali per cui le contraddizioni e le competizioni in Asia e nel Pacifico sono aumentate negli ultimi anni. Perché oggi il sistema capitalista cresce e si sviluppa attraverso il consumo. Questo è il motivo per cui il mondo di oggi viene definito “società dei consumi”, espressione peraltro corretta. Il sistema della modernità capitalista ha raggiunto lo stadio di società dei consumi. Grazie allo sviluppo della scienza e della tecnologia, il problema della produzione è già stato risolto: tutto ciò che si può immaginare può essere prodotto. Tuttavia, ciò non equivale a dire che i problemi siano stati risolti. Al contrario, ci troviamo in una fase in cui i problemi sono particolarmente gravi. Questo perché il sistema della modernità capitalista è ancora quello egemone. L’esistenza stessa della modernità capitalista ostacola la soluzione dei problemi. D’altra parte, il fatto che il consumo sia diventato il principale strumento del capitale ha fatto sì che i problemi si spostassero all’esterno delle persone e della società. Ciò si manifesta con la distruzione della natura, la distruzione dell’ecologia e lo stato di inabitabilità crescente del nostro pianeta. Nel momento in cui l’obiettivo principale è diventato il consumo stesso, tutto, compresa la natura, è diventato sempre più oggettivato. Abdullah Öcalan (2) afferma che il sistema di civiltà, che si è sviluppato attraverso la separazione tra soggetto e oggetto e l’approfondirsi della divergenza tra di essi, ha raggiunto la sua massima profondità nel sistema della modernità capitalista e gradualmente raggiungerà uno stadio in cui persino il soggetto verrà oggettivato. Oggi stiamo vivendo una fase di questo tipo. Ciò si riflette naturalmente in un aumento delle contraddizioni, della competizione, dei conflitti e delle guerre. Tutto questo si sta realizzando nella forma di una Terza Guerra Mondiale (3). Le contraddizioni infatti non sono né locali né regionali, ma piuttosto universali. La contraddizione in questione nasce dal sistema stesso.

La flotta navale più avanzata del mondo si trova oggi in Medio Oriente

Poiché il sistema opera dappertutto, le sue contraddizioni e i suoi scenari di guerra sono stati proiettati in ogni luogo. Senza dubbio, queste contraddizioni si sviluppano attorno ad alcuni centri. Uno di questi è il Medio Oriente. Si tratta di un epicentro di grande importanza fin dall’antichità. Per questo motivo, la regione è sempre stata al centro di contraddizioni e conflitti. Ancora oggi mantiene questa posizione. L’aumento delle contraddizioni e dei contrasti in altri luoghi, come l’Asia, nella fase della società dei consumi, non indica che l’importanza del Medio Oriente sia diminuita. Al contrario, è aumentata. I recenti sviluppi in Medio Oriente sono importanti anche perché dimostrano la falsità di tali argomentazioni.

Già Abdullah Öcalan ha sostenuto che tutte le contraddizioni e i conflitti odierni rientrano nell’ambito della Terza Guerra Mondiale. Ne sono un esempio i recenti sviluppi in Medio Oriente. Se così non fosse, i più moderni sistemi di guerra del mondo non sarebbero stati portati in questa regione. La flotta da guerra più moderna del mondo si trova attualmente in Medio Oriente.

Quando gli sviluppi in Palestina sono diventati evidenti, gli Stati Uniti hanno portato nella regione la loro nave da guerra più potente. Si dice che anche la seconda nave sarà portata lì. Pare anche che il Regno Unito porterà la sua flotta navale nella regione. La più grande nave da guerra statunitense significa la più grande flotta navale del mondo. Questo significa che la postura bellica è seria. Sarebbe sbagliato dire che tutto ciò riguarda solo la guerra di Israele contro Gaza e Hamas. Non c’è dubbio che l’esistenza e la sicurezza di Israele siano molto importanti per gli Stati Uniti e la NATO. Ma anche se fosse solo per questo motivo, si tratta comunque di una predisposizione alla guerra che potrebbe essere seguita da un’iniziativa pratica. E tuttavia l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele rappresentano una questione di carattere regionale. Non interessano solo l’area in cui è Israele è stato fondato, ma l’intero Medio Oriente.

La fondazione dello Stato di Israele, che ha portato a una nuova escalation della storica questione arabo-ebraica e all’emergere della questione palestinese, è strettamente legata alla politica mediorientale delle forze della modernità capitalista. In effetti, uno dei pilastri su cui poggia l’ordine costituito in Medio Oriente è l’esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele. Uno dei risultati di questo ordine è la questione palestinese. A causa di questa situazione, la questione palestinese riguarda tuttora l’intero Medio Oriente.

Le azioni di Hamas del 7 ottobre e i successivi attacchi israeliani alla Striscia di Gaza e alla regione hanno riconfermato questo fatto. Non si può ancora dire con certezza quale sarà l’esito di questi sviluppi.

In questo momento sono tutti impegnati a discuterne e a cercare di prevedere come si evolveranno o si svilupperanno gli eventi. È indubbio che è difficile fare previsioni per ora. Non sappiamo se si arriverà a un’escalation della guerra o a una serie di conflitti dai confini definiti. Tuttavia, l’acuirsi delle contraddizioni tra le forze della modernità capitalista e l’aggravarsi della crisi del sistema mostrano che qualunque sviluppo avverrà nel quadro della Terza guerra mondiale.

Questo si evince anche dagli atteggiamenti assunti dalle parti in causa. D’altra parte, la situazione non sta evolvendo solo in Medio Oriente. Gli sviluppi in altre parti del mondo vanno nella stessa direzione.

La guerra in Ucraina ne è un esempio. Con l’aggressione della Russia all’Ucraina, la Terza guerra mondiale ha lasciato per la prima volta i confini del Medio Oriente. Tuttavia, gli sviluppi attuali indicano che il centro della guerra sarà ancora una volta il Medio Oriente. Del resto questo è sempre stato il centro della guerra, praticamente senza sosta. In Kurdistan e in Palestina la guerra continua ininterrottamente da cento anni. L’intera regione è sempre stata un campo di battaglia a causa della questione curda e palestinese. Ma la novità è che la modernità capitalista ha raggiunto la fase di società dei consumi e le conseguenze cominciano a venire alla luce. La principale conseguenza che dobbiamo trarne è che la Terza guerra mondiale si sta intensificando in Medio Oriente come in altre parti del mondo e che gli sviluppi futuri avverranno su queste basi.

Per le questioni curda e palestinese, così come per il popolo ebraico, è necessario trovare una soluzione concreta e duratura

Uno dei principali pilastri dell’ordine vigente in Medio Oriente è senza dubbio la politica basata sul genocidio dei curdi. Occorre tenere conto di questa circostanza quando si analizzano la questione palestinese, l’ordine in Medio Oriente e i suoi recenti sviluppi. Diversamente non si può comprendere correttamente l’origine dei problemi, la natura degli sviluppi e quindi i relativi esiti. L’ordine imposto in Kurdistan e in Palestina è espressione dell’ordine stabilito in Medio Oriente. Questo si basa sul genocidio di entrambi i popoli. Per questo motivo, un qualunque sviluppo positivo o negativo in Kurdistan e in Palestina si riverbera sull’intera regione. Mentre la lotta dei due popoli e il loro impegno per la libertà scuotono l’ordine genocida e colonialista del Medio Oriente, l’“ordine” dominante lo rafforza. Ugualmente, l’esistenza e la questione del popolo ebraico sono una realtà del Medio Oriente. Anche questa è una realtà determinante della regione. L’esistenza e la questione del popolo ebraico non possono essere ignorate o negate.

Una svolta dell’assetto affermatosi in Medio Oriente, basato sugli interessi della modernità capitalista, può essere raggiunta solo attraverso questa via: un processo su base democratica volto al superamento dei rapporti di dominio e di sfruttamento e alla realizzazione di una convivenza libera e paritaria tra i popoli. È importante guardare alla questione curda, araba ed ebraica da questa prospettiva. Ogni altro approccio è del tutto sbagliato e parziale. Il nazionalismo arabo (nel contesto dell’antisemitismo) ritiene che il problema dipenda dal ritorno degli ebrei in Medio Oriente, mentre il nazionalismo ebraico (sionismo) lo individua nell’esistenza stessa degli arabi: Perché gli uni esistano, gli altri devono scomparire. Si tratta di un approccio completamente sbagliato. Questo tipo di atteggiamento, frutto del nazionalismo e della mentalità nazional-statalista, non ha fatto altro che aggravare i problemi fino ad oggi. Queste logiche sono la causa di tutte quante le sofferenze patite. Ma allo stesso tempo, questo approccio frutto della mentalità statalista e della sua declinazione nazionale viene proposto come l’unica opzione possibile. In realtà questa non è l’unica opzione a disposizione dei popoli. Una simile lettura storica è completamente sbagliata e infondata. È corretto affermare che né il ritorno degli ebrei in Medio Oriente né l’esistenza dei palestinesi costituiscano la vera causa del problema. Ripercorrendo la storia fino alle sue radici, Abdullah Öcalan ha messo in luce quella realtà che sta alla base di tutte quante le questioni che si sono sviluppate nel tempo, compresa la questione arabo-ebraica. La nuova interpretazione della storia sviluppata da Abdullah Öcalan ha un valore scientifico significativo. Ha la qualità di mettere a nudo correttamente la natura dei fatti sociali. Per risolvere i problemi del Medio Oriente, la concezione della storia di Abdullah Öcalan, in quanto supera il paradigma statalista e guarda agli sviluppi storici dalla prospettiva di un paradigma socialista, è di estrema importanza.

Da un punto di vista storico, la questione arabo-ebraica è il risultato dello sviluppo della civiltà statale. Per quanto indipendenti l’una dall’altra, le questioni araba ed ebraica sono entrambe conseguenza della civiltà statale. Abdullah Öcalan ha affrontato questo aspetto in dettaglio nella sua riflessione sullo sviluppo della storia. Ha mostrato il legame con la contraddizione tra gli Hurriti (4) e gli Amorrei (5) nella storia (6). Questi sono aspetti rilevanti e non è possibile comprendere la natura dei problemi odierni e offrire una soluzione senza conoscerli o prenderli in considerazione. Altrimenti si rischia di non riuscire a elaborare soluzioni e di continuare ad aggravare i problemi. Uno dei problemi che si è acuito a causa di questo approccio è la questione arabo-ebraica. Ad oggi, in merito ad essa non esiste un approccio che vada al di là dell’attuale impostazione: le forze che si fronteggiano come nemici si sono accordate per risolvere il problema basandosi sulla mentalità della modernità capitalista e sulla sua concezione di Stato nazione.

Entrambe le parti soffrono a causa di questa mentalità. Eppure, la questione arabo-ebraica, che oggi conosciamo come conflitto israelo-palestinese, si basa sulla mentalità dello Stato nazione e sull’approccio dello Stato nazione. Un approccio che prevede la creazione di Stati nazione nei vecchi territori in cui vivono arabi ed ebrei è la vera causa di questo problema. Senza superare questo approccio, non sarà possibile trovare una soluzione al problema. Ciò rappresenta una condizione essenziale non solo per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, ma anche per la soluzione di tutti gli altri problemi del Medio Oriente, in particolare della questione curda.

La nascita della questione palestinese

Così come nel caso della questione curda, anche l’emergere della questione palestinese è il risultato delle politiche della modernità capitalista nel Medio Oriente. Nel periodo precedente la Prima guerra mondiale, l’approccio delle forze della modernità capitalista in Medio Oriente ha consistito nello smantellamento dell’Impero ottomano e nella creazione di Stati nazione subordinati. L’alleanza degli Ottomani con la Germania non poté evitare che tale processo si realizzasse. Dopo la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale, la Gran Bretagna e la Francia rimodellarono il mondo e lo stesso Medio Oriente. Specialmente sul Medio Oriente si affermarono l’influenza e il dominio della Gran Bretagna. La geografia dell’area fu frammentata il più possibile con la creazione di nuovi Stati subordinati. Il Kurdistan fu diviso in quattro Stati nazione e il popolo curdo fu oggetto di una serie di genocidi. Questo fu il risultato dell’accordo tra lo Stato turco e le forze della modernità capitalista. Da un lato, il popolo curdo fu vittima di un genocidio; dall’altro, gli Stati nazione turco, persiano e arabo diventarono soggetti alle loro dipendenze. Le forze della modernità capitalista valutarono che questo fosse il metodo adatto per affermare i propri interessi. Nell’ambito di questo processo si verificarono anche lo sterminio e la liquidazione di molti altri popoli, come gli armeni e gli assiri. Lo stesso si può dire per il riemergere della questione arabo-ebraica e per la comparsa della questione palestinese. Naturalmente ogni problema presenta delle caratteristiche proprie. In questa prospettiva vanno letti il ritorno del popolo ebraico in Medio Oriente tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, e il processo che ne è seguito. Insieme allo sviluppo della modernità capitalistica in Europa, si intensificarono anche i pogrom e i massacri contro il popolo ebraico. Per questo motivo, gli ebrei maturarono l’idea di stabilirsi in Medio Oriente, da loro considerata la loro terra d’origine, e di fondare lì un proprio Stato. Per superare gli ostacoli che ostacolavano questa impresa, essi si avvalsero del sostegno delle forze della modernità capitalista. Questa è la ragione principale che ha portato all’insorgere del problema. All’epoca, la Gran Bretagna cercava di bilanciare le dinamiche del Medio Oriente al fine di renderlo ancor più vincolato a sé. Si tratta di un metodo classico al servizio del sistema della modernità capitalista e dell’imperialismo. Una politica, insomma, di equilibrismo e di “divide et impera”. Non è sbagliato dire che la Gran Bretagna ha strumentalizzato la condizione del popolo ebraico nella sua gestione della questione del “Medio Oriente” e della questione araba. L’approccio delle forze della modernità capitalista si basa sul rapporto di interessi e la Gran Bretagna all’epoca ha agito secondo questo spirito.

C’è poi sicuramente un’altra ragione che attiene ad aspetti più ampi. Ad esempio, la Gran Bretagna temeva che gli Stati Uniti avrebbero appoggiato in guerra la Germania perché gli ebrei fuggiti in America dai pogrom russi avevano stabilito relazioni con il governo degli Stati Uniti. Per evitare che ciò accadesse, la Gran Bretagna iniziò a stringere accordi con gli ebrei con cui era in contatto e a interessarsi maggiormente alla causa ebraica. Questo perché nella Prima guerra mondiale la Russia si era schierata con la Gran Bretagna contro la Germania. All’epoca, la Russia era il paese in cui più frequentemente si verificavano pogrom contro gli ebrei. Lo scenario temuto alla fine non si realizzò e la Gran Bretagna uscì vincitrice dalla guerra. In Russia si sviluppò la Rivoluzione d’Ottobre.

Negli anni successivi, tuttavia, la popolazione ebraica fu esposta a massacri e al genocidio principalmente ad opera dei nazisti. Di conseguenza, aumentò anche l’immigrazione di ebrei in Medio Oriente.

Parallelamente a tutti questi processi, crescevano anche le contraddizioni e i conflitti tra arabi ed ebrei. Quando poi venne fondato lo Stato nazione di Israele, questo conflitto non ha fatto altro che aggravarsi e approfondirsi fino ai giorni nostri.

La fuga del popolo ebraico dai pogrom europei verso il Medio Oriente è stato effettivamente un passaggio giusto e necessario. In Medio Oriente, infatti, la comunità ebraica prenderà coscienza di sé e si garantirà il proprio sviluppo. Al di fuori del Medio Oriente, per il popolo ebraico non è possibile crescere come società e assicurarsi l’esistenza. Abdullah Öcalan spiega questo aspetto attraverso un’analisi storica, sociale e del presente.

Tuttavia, il fatto che il ritorno del popolo ebraico in Medio Oriente sia stato concepito nella prospettiva dello Stato nazione e che il processo si sia svolto di conseguenza ha prodotto risultati contrastanti. Oltre alla mentalità da Stato nazione, la presenza di tradizioni religiose storiche e finanche di tradizioni tribali ha ulteriormente approfondito la contraddizione. Questo ha determinato una situazione persino più pericolosa che in passato, per non parlare del fatto che il popolo ebraico ha bisogno di risolvere il problema della sua stessa esistenza e di creare le condizioni per il proprio sviluppo. Tutto questo processo può essere sintetizzato così: La storia del popolo ebraico e il genocidio che il popolo palestinese sta subendo oggi sono un esempio degli esiti delle scelte compiute secondo una mentalità statalista. E questo perché si tratta di una circostanza estremamente drammatica. Il popolo ebraico è arrivato in Medio Oriente, nella terra di Palestina, a causa dei massacri subiti in Europa. La ragione per cui gli ebrei sono stati sottoposti ai massacri che sono sfociati in un genocidio è da ricercare nella civiltà dello Stato, sotto forma di modernità capitalista e di idea di Stato nazione. A causa della stessa logica, tuttavia, il popolo palestinese è sottoposto a massacri e al genocidio. Questa situazione è davvero un esempio da cui trarre insegnamento. Probabilmente non esiste un altro evento storico altrettanto esemplare e istruttivo.

###L’approccio basato sullo Stato nazione aggrava i problemi Che i problemi non si possano risolvere attraverso il modello dello Stato nazione, ma che anzi vengano esacerbati da questo, è testimoniato dalla questione arabo-ebraica, dall’emergere della questione curda e dal fatto che tuttora tali problemi rimangono irrisolti. È anche questo un risultato del modello dello Stato nazione, proprio come altre contraddizioni del Medio Oriente che si reggono su questo stesso approccio. Dal momento che in Medio Oriente non si è riusciti a superare questa impostazione, anche le contraddizioni non sono mai state risolte. Quasi nessuna di queste è stata superata e non è stato avviato alcun processo per risolverle. Come dimostra il conflitto israelo-palestinese, permangono pesanti conflitti che in qualsiasi momento potrebbero far precipitare l’intera regione nella guerra. Lo stesso dicasi per la questione curda. La mentalità genocida, colonialista e nazionalista dello Stato turco contro i curdi, e le sue politiche conseguenti, sono legate ai conflitti, alle guerre e ai genocidi dell’intero Medio Oriente. Questa situazione mostra che in realtà non si può parlare di alcuno sviluppo e che ciò che viene detto sviluppo è qualcosa di puramente formale e non sostanziale. Del resto, anche l’ingerenza costante delle potenze della modernità capitalista in Medio Oriente, la loro organizzazione e gestione dell’area in funzione dei loro interessi, è da ricondurre a questa mentalità. Sono state le forze della modernità capitalista a plasmare il Medio Oriente sulla base degli Stati nazione. Tale sistema è ancora in essere. Se un cambiamento c’è mai stato, questo si è verificato sotto forma di intervento degli Stati Uniti e della NATO nei confronti di alcuni regimi, secondo le esigenze del sistema del capitale globale. Non si è mai trattato di cambiamenti qualitativi. Lo Stato nazione continua a dominare il pensiero e la politica mediorientale.

Nell’attuale fase della questione palestinese, il ruolo giocato dall’approccio fondato sullo Stato nazione è cruciale. Il nazionalismo arabo contro il nazionalismo ebraico non solo non ha risolto il problema, ma lo ha anzi acuito. Da un lato si è arrivati ad adottare atteggiamenti fanatici, mentre dall’altro si sono potuti assumere comportamenti opposti al cambiare delle condizioni. Il fatto che gli Stati arabi non si siano schierati sempre a favore della causa del popolo palestinese è quello che più ha danneggiato la causa palestinese, soprattutto all’inizio del conflitto. Con la fondazione ufficiale dello Stato di Israele, gli Stati arabi hanno adottato una posizione radicale nei confronti di Israele. Col tempo, tuttavia, l’opposizione a Israele e la causa palestinese hanno assunto una connotazione squisitamente politica.

Quando il nasserismo (7) e i partiti Baath (8) sono saliti al potere in Siria e in Iraq, la questione israeliana e la causa palestinese sono finite per diventare oggetto di semplice competizione politica. Questo approccio degli Stati nazione arabi ha persino impedito e ostacolato lo sviluppo autonomo del movimento palestinese. È indubbiamente sbagliato adottare un approccio generalista sul conflitto israelo-palestinese. Per cogliere la realtà, è importante esaminare gli eventi e i fenomeni nel loro sviluppo storico, nei loro contesti e nelle loro interconnessioni. Ma questo non significa che si debba equiparare ogni cosa. Sono state la mentalità e le politiche dello Stato israeliano a determinare la questione palestinese. Proprio come lo Stato turco, anche quello israeliano risente di una mentalità genocida. Lo Stato israeliano tratta il popolo palestinese nello stesso modo in cui lo Stato turco tratta il popolo curdo. Lo Stato turco fonda la sua esistenza sul genocidio dei curdi. Allo stesso modo, lo Stato israeliano ha basato la sua sul genocidio e sull’annientamento del popolo palestinese. L’approccio ispirato al nazionalismo arabo ha rafforzato questa stessa mentalità. Questi due nazionalismi si sono alimentati a vicenda.

Il nazionalismo ebraico pretende che la Palestina appartenga esclusivamente a Israele e che pertanto gli arabi debbano essere eliminati; il nazionalismo arabo invece auspica l’instaurazione di una sovranità araba in Palestina e che quindi Israele debba essere distrutto. Entrambi questi approcci basati sugli Stati nazione, improntati al nazionalismo tradizionale e alla religione, fanno sì che la questione sia irrisolvibile, considerando l’escalation del conflitto e il genocidio del popolo palestinese. L’incapacità degli Stati arabi di abbracciare sinceramente la causa palestinese e di trovare una soluzione al problema ha inizialmente influito positivamente sullo sviluppo del movimento palestinese. Dopo che Israele sconfisse gli Stati arabi nel 1967, il movimento palestinese iniziò a rafforzarsi e a lottare per la liberazione del popolo palestinese, sposando autenticamente la causa palestinese. Da allora, la lotta del popolo palestinese si è rafforzata ed è stata riconosciuta in tutto il mondo. Il movimento palestinese e la lotta del popolo palestinese sono stati sostenuti dai popoli del Medio Oriente e del mondo intero.

Molte persone del Medio Oriente e del mondo si sono unite alla lotta per la causa del popolo palestinese nelle file del movimento di liberazione. L’attuale sostegno alla causa palestinese nella regione e nel mondo deriva indiscutibilmente dal fatto che il movimento palestinese ha una prospettiva socialista. Esso ha ricevuto il sostegno di molti Paesi e movimenti socialisti, in particolare dei sovietici. Come è noto, anche il PKK si è recato nelle aree in cui era presente il movimento palestinese e ha condotto azioni in solidarietà con il movimento palestinese. In questo periodo il PKK, da poco conclusa la sua fase costituente, combatté in prima linea durante l’attacco israeliano a Beirut, e come movimento guerrigliero subì qui le prime perdite. Queste relazioni forgiate dal Movimento di liberazione curdo hanno permesso ai popoli della Palestina e del Kurdistan di essere solidali tra loro fino ad oggi.


Questo articolo fa parte della Serie sulla Palestina, una serie digitale di articoli incentrati sulla questione palestinese. La seconda parte di questo articolo e altri articoli futuri saranno pubblicati sul sito web. Seguiteci su X e Instagram per rimanere aggiornati.

Referenze:

1. Con paradigma statalista si intende un'assunzione politica secondo la quale i problemi economici, sociali o ecologici possono essere superati attraverso l'azione di governo degli Stati.

2. Abdullah Öcalan, leader del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), in isolamento in Turchia dal 1999.

3. “Towards a common fight for peace”, Kurdistan Report 224, p. 41 e segg.

4. Gli Hurriti si stabilirono nel III e II millennio a.C. al confine con la Mesopotamia settentrionale.

5. Gli Amorrei erano un antico popolo di lingua semitica del Vicino Oriente. Si concentravano soprattutto nell'area dell'Eufrate medio.

6. Si tratta della contraddizione e dei conflitti tra i popoli sedentari delle città-stato e i popoli nomadi. Si vedano i commenti di Abdullah Öcalan sulla storia antica del Medio Oriente presenti in diversi suoi libri.

7. La visione di Gamal Abdel Nasser (primo ministro dell'Egitto nel 1952-54) di una nazione araba unificata dall'Atlantico al Golfo Persico è nota come nasserismo.

8. L'ideologia del Baathismo combina il panarabismo nazionalista e il laicismo rivoluzionario con gli elementi del socialismo arabo.